La maggioranza giallorossa si spacca sul decreto salva-banche. Vendette e ritorsioni tra grillini e renziani bloccano il piano di salvataggio per Banca popolare di Bari. Il governo è diviso in due blocchi: da un lato, M5S e Italia Viva che stoppano l'intervento pubblico (circa un miliardo di euro) per salvare la Popolare, dall'altro, il fronte compatto tra Pd, premier Giuseppe Conte e ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, che premono per chiudere entro stasera.
Lo stallo fa infuriare il Colle: dopo lo stop al decreto nel Consiglio dei ministri, convocato venerdì sera, Conte, il ministro Gualtieri e il Capo dello Stato Sergio Mattarella sono costantemente in contatto. Il Quirinale spinge il governo a trovare una soluzione in tempi rapidi per salvare i correntisti. «Perché il risparmio è l'ossatura del Paese».
Il presidente del Consiglio prova a tranquillizzare il presidente Mattarella: «A breve ci sarà una convocazione del Consiglio dei ministri (forse già stasera) sulla questione». E conferma l'intervento della Banca del Mezzogiorno: «Non tuteleremo nessun banchiere. Sollecitiamo azioni di responsabilità perché non possiamo permetterci queste situazioni, vogliamo i nomi e i cognomi dei responsabili. Interverremo attraverso uno strumento nella pancia di Invitalia, Mediocredito Centrale. Cerchiamo di fare di necessità virtù. Assicureremo a Mediocredito centrale le necessarie risorse per poi, con un fondo interbancario, intervenire per rilanciare la Pop Bari. Avremo una sorta di Banca del Sud degli investimenti a partecipazione pubblica».
Le due crepe nella maggioranza arrivano da grillini e renziani. Il ministro degli Esteri Di Maio alza la posta e mette nel mirino Bankitalia: «Se dobbiamo mettere soldi pubblici in una banca per evitare che saltino i conti correnti dei pugliesi, quella banca deve diventare di proprietà dello Stato per creare la banca pubblica per gli investimenti, che è un nostro obiettivo e che tra l'altro è dentro il programma di Governo». Il capo politico dei Cinque stelle ferma Conte: «Non corriamo troppo. Per noi ci sono due cose da fare prima di arrivare ad un decreto: vogliamo sapere da chi doveva sorvegliare cosa è emerso in questi anni. Quante sono state le ispezioni di Bankitalia negli ultimi tre anni? Cosa è emerso? Vogliamo sapere chi ha prestato soldi e a chi».
L'alt a Conte arriva anche da Italia Viva: «Non si può votare a scatola chiusa il decreto sulla Banca popolare di Bari. Non tocca a noi scoprire chi sia responsabile dei problemi di gestione. Siamo disponibili a sostenere i risparmiatori come abbiamo fatto, in modo molto più soft, nel 2015 e nel 2017», commentano il coordinatore di Iv Ettore Rosato e la ministra Teresa Bellanova, capo delegazione del partito al governo. «La procedura che viene immaginata per Bari, tuttavia, è per larghi tratti inedita. E dovendo impiegare un miliardo del contribuente appena qualche ora dopo l'assicurazione del premier che negava ogni ipotesi di intervento, ci pare giusto capire meglio di che cosa stiamo parlando. Votare a scatola chiusa è ingiusto e pericoloso» spiegano i due renziani.
Mentre il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia invita gli alleati «a non inseguire i sondaggi sulla pelle dei risparmiatori». E sul tema banche, Matteo Salvini incalza: «Se salta la popolare Bari, salta la Puglia e salta l'Italia. Stiamo vivendo un momento drammatico, non penso sia più il momento delle polemiche».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.