Guerra in Ucraina

"Potenziare le navi Nato per il controllo con sensori, droni e sistemi satellitari"

Il sottosegretario alla Difesa: "Sono già presenti nel Mediterraneo. Serve più sorveglianza con il coordinamento affidato alla Marina"

"Potenziare le navi Nato per il controllo con sensori, droni e sistemi satellitari"

Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario alla Difesa ed esponente di Forza Italia, l'emergenza immigrazione sembra fuori controllo e il governo denuncia l'immobilismo di Europa e Onu. Che cosa si può fare per evitare che l'Italia continui ad affrontare da sola il problema?

«L'immigrazione è un fenomeno epocale che interessa milioni di persone, acuito da numerosi fattori che vanno dalla crescita demografica ai cambiamenti climatici, al terrorismo, in Paesi spesso in conflitto con governi indeboliti o inesistenti. L'Europa certo non può stare a guardare e il problema non può essere solo italiano. Serve un'impostazione europea con interventi di natura economica in termini di aiuti verso i Paesi africani più bisognosi e serve un controllo maggiore del Mediterraneo allargato. E questo, come abbiamo fatto in Italia, anche attraverso l'efficacia di un potenziamento della sorveglianza marittima con la possibilità di affidare il coordinamento alla Marina Militare».

Diverse voci dalla maggioranza chiedono un coinvolgimento della Nato, come è stato in passato. Crede che sia necessario impiegare le navi dell'Alleanza atlantica per monitorare il Mediterraneo, contrastare la tratta di esseri umani e in caso intervenire per il soccorso?

«Già questo avviene, ci sono navi dell'Alleanza nel Mediterraneo con vari compiti tra cui quelli citati, potenziare i dispositivi già schierati non significa aumentare il numero di navi ma basterebbe aumentare il numero dei sensori che individuano natanti sospetti o in difficoltà. Questo può avvenire con l'uso di velivoli, droni, satelliti ma sarebbe efficace se le informazioni venissero canalizzate in un unico dispositivo che sia interministeriale/interagenzia ma che possa aiutare a mantenere chiara quella che noi chiamiamo la maritime situational awareness, la consapevolezza della situazione nei mari e possa anche indirizzare eventuali soccorsi in tempi rapidi, in caso di eventi di ricerca e soccorso definito SAR».

L'Italia pretende da anni e invano un atteggiamento più cooperativo e pragmatico dall'Europa e dalla Nato per la pianificazione e la gestione di interventi in aree di crisi extraeuropee e la lotta all'immigrazione clandestina. Manca la volontà politica?

«Il conflitto russo-ucraino ha alterato gli equilibri geopolitici internazionali, l'Italia ha da sempre un rapporto privilegiato con la Nato che ha riconosciuto formalmente il suo fronte sud come una minaccia in una situazione sempre più critica. Serve la piena consapevolezza politica, una vera e propria presa di coscienza, della situazione in atto e un lavoro sinergico per evitare ulteriori processi destabilizzanti dei Paesi che affacciano sul Mediterraneo allargato».

La denuncia dei ministri degli Esteri Antonio Tajani e della Difesa Guido Crosetto sui mercenari russi del gruppo Wagner che dall'Africa spingerebbero migranti verso l'Italia fa pensare ad una strategia precisa dietro gli sbarchi. È così?

«Tutti sono consapevoli della presenza del gruppo Wagner in Africa e della possibilità di penetrazione ulteriore in Paesi, come ad esempio quelli del Sahel, prossimi al fronte sud della Nato o vicini alle coste italiane. Sono Paesi privi o deboli in termini di governance che possono essere facilmente resi elemento di disturbo per l'Europa e l'Alleanza. Italia ed Europa devono diventare protagonisti nello sviluppo economico e sociale del continente africano per ridurre e regolarizzare i flussi migratori e nella gestione di frontiere e rimpatri».

In questi giorni emerge il nuovo rischio di una bomba migratoria in particolare dalla Tunisia, che finora sembrava un Paese più tranquillo di altri sulle coste del Mediterraneo. Che cosa sta succedendo?

«Le partenze dei flussi dalla Tunisia sono aumentate di quasi 10 volte dall'inizio di gennaio, è un Paese che attraversa una crisi economica e politica che i trafficanti di esseri umani stanno usando come una zona di passaggio per il Mediterraneo. È necessario che Ue e Onu intervengano direttamente alla partenza dei flussi con due obiettivi fondamentali. Primo, quello di estirpare i gruppi criminali internazionali coinvolti nei traffici illeciti.

Secondo, di elevatissima importanza, di evitare altre stragi di innocenti in mare».

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