Coronavirus

Il premier assente umilia i lombardi

Il premier assente umilia i lombardi

«È come una guerra», dice la gente per strada. E aspetta un gesto, una visita, qualcosa che non arriva. Il Lodigiano è in una condizione di drammatica sospensione dalla realtà, ma è l'intera Lombardia che ha bisogno di un segnale forte.

È in emergenze simili che si vede la statura dei leader, oltre che la tempra dei popoli, e undici giorni dopo l'imprevista esplosione di questo attacco del Coronavirus, la Lombardia ha dimostrato di saper combattere, il premier Giuseppe Conte, purtroppo, ancora no.

«Facciamo tutto da soli» ha denunciato il sindaco di Codogno Francesco Passerini, constatando come il governo - nei Comuni Lodigiani - si sia fatto vedere solo per il decreto di chiusura, quello che istituisce la Zona rossa. Una settimana fa, addirittura, il presidente del Consiglio è stato capace di accusare l'ospedale di Codogno di aver gestito in modo improprio il caso del «paziente 1», evocando anche un commissariamento della Regione. Ma un comandante in capo non incolpa le sue truppe e non degrada gli ufficiali impegnati in prima linea.

«È come una guerra» dicono qui nelle città semideserte o nei parchi in cui le mamme ripiegano coi bambini forzatamente assenti da scuola per due settimane (almeno). Dieci milioni di persone combattute fra la paura del virus e l'ansia di tornare a fare, a produrre, a studiare; fra il «niente sarà più come prima» e la speranza di un risveglio indenne da un brutto incubo. Milano vale un decimo del Pil italiano, la Lombardia e il Veneto un terzo, le aziende di Codogno e Casalpusterlengo fatturano 1,5 miliardi l'anno; l'area più produttiva e più forte del Paese rischia ora di trovarsi in un pantano, nell'inedita condizione di doversi salvare da sola, come il barone di Münchhausen che dovette uscire dalle sabbie mobili tirandosi per i capelli.

L'assessore lombardo alla Protezione civile (ed ex sindaco di Maleo) Pietro Foroni, già il primo giorno lo aveva detto: «La mia gente sa che deve sacrificarsi». E questa gente ha fatto un sacrificio enorme. E lo ha fatto per senso di responsabilità e del dovere, con una dignità encomiabile. Tutti i lombardi stanno facendo uno sforzo che deve essere riconosciuto. L'Europa si faccia viva, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, faccia sentire la sua voce, il governo metta in campo misure serie, il presidente del Consiglio si ponga alla testa di una battaglia comune.

Non si può esitare e non c'è tempo da perdere.

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