Il premier esulta, ma gli esperti avvertono: aumentano gli inattivi, siamo ultimi in Europa

Roma. Il premier Matteo Renzi non ha rinunciato nemmeno stavolta ai toni trionfalistici. «Il Jobs Act ha restituito credibilità a livello internazionale, ma soprattutto ha creato opportunità e posti di lavoro stabili», ha vergato su Facebook dopo i dati sugli occupati a settembre, resi noti ieri dall'Istat. Le premesse sarebbero, infatti, incoraggianti: il tasso di disoccupazione è sceso ulteriormente all'11,8% e anche quello giovanile, seppur elevato (40,5%), è anch'esso in riduzione.

Il problema è che le ferite create dalla crisi non si stanno rimarginando. Basta leggere la chiosa dell'Adapt (l'Associazione di studi giuslavoristici fondata da Marco Biagi) alle rilevazioni dell'istituto di statistica. A settembre il numero degli occupati è in calo di 36mila unità, ma soprattutto preoccupa l'aumento degli inattivi, +53mila in tutto dei quali +22mila tra i giovani. Insomma, a settembre si è esaurita la spinta propulsiva dei lavori stagionali tipicamente estivi, ma la disoccupazione non è aumentata perché è cresciuto il numero di persone che non cerca un lavoro o che si è ritirato e che, dunque, non viene computata. Il tasso di occupazione, attestatosi al 56,5%, è ormai «inferiore di 3 punti a quello spagnolo e ultimo in Europa, escludendo nazioni colpite da profonda crisi economico-sociale», aggiunge Adapt che rileva come l'incremento degli inattivi determini una pericolosa situazione nella quale un italiano su tre lavora, sostentando a livello di welfare gli altri due.

Accusare di tutta questa situazione il presidente del Consiglio non sarebbe corretto, ma va sottolineato come Renzi abbia sbagliato a giocare le proprie carte. Come il bonus da 80 euro non ha determinato l'atteso rilancio dei consumi così la decontribuzione per i neoassunti lanciata nel 2015 ha prodotto effetti più lievi di quanto si potesse stimare. Sono stati «spesi 15 miliardi di euro (forse 20) per non incidere in alcun modo sulla vera priorità italiana, cioè incrementare il numero di occupati», evidenzia l'associazione.

Considerato che la Stabilità 2016 prevede una riduzione degli incentivi, le prospettive - in assenza di una vera e solida ripresa economica - non sono incoraggianti. «Di questo passo si potrà tornare a livelli pre-crisi, se non vi saranno incidenti di percorso, intorno al 2020», conclude Adapt. Ecco perché Confcommercio ieri ha nuovamente manifestato le proprie preoccupazioni.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica