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Draghi tira dritto anche con i sindacati: oggi in Cdm il decreto sul super green pass. No ai tamponi gratis

Il premier: la gratuità del test contraddice l'essenza stessa del certificato verde. Per l'ex Bce decisivo il fattore tempo: con l'inverno alle porte non si può traccheggiare. Teso l'incontro con Cgil, Cisl e Uil che hanno visto respinte

Draghi tira dritto anche con i sindacati: oggi in Cdm il decreto sul super green pass. No ai tamponi gratis

Dopo la resa di Matteo Salvini, sono costretti a capitolare anche i sindacati. Così, oggi Mario Draghi porterà in Consiglio dei ministri un decreto che prevede l'obbligo del green pass erga omnes: non solo per i lavoratori della pubblica amministrazione, ma anche per tutti i posti di lavoro privati. D'altra parte, era esattamente questo l'obiettivo del premier, fermamente convinto che sia la strada giusta per mettere le ali alla campagna vaccinale e puntare al 90% della copertura di qui a un mese.

In questi giorni, in verità, gli uffici di Palazzo Chigi hanno lavorato su un doppio binario, preparando due diversi testi. Per cautela, infatti, era stato messo nero su bianco anche un decreto che si limitava a imporre l'utilizzo del certificato verde per tutti gli statali più le attività private per le quali è già oggi richiesto il pass agli avventori (come bar, ristoranti, palestre, ecc.). Alla fine, però, l'ex numero uno della Bce l'ha spuntata. E questo pomeriggio - dopo la consueta cabina di regia e un tavolo tra governo e Regioni - il Consiglio dei ministri voterà - e approverà all'unanimità - il decreto sul super green pass esteso a tutti i privati.

Con buona pace dei dubbi e delle obiezioni sollevate nei giorni scorsi da Salvini, ma pure delle perplessità manifestate ieri dai sindacati. Le due ore di faccia a faccia a Palazzo Chigi tra Draghi e i segretari di Cgil (Maurizio Landini), Cisl (Angelo Colombini) e Uil (Pierpaolo Bombardieri) non sono infatti filate per nulla lisce. Il premier ha sostanzialmente comunicato la sua decisione, senza aprire alcun margine di trattativa: green pass per tutti i lavoratori, punto e basta. E davanti alle obiezioni dei sindacati - Landini il più perplesso - non ha sostanzialmente battuto ciglio. Anzi, a metterci il carico da novanta ci hanno pensato i quattro ministri presenti alla riunione, visto che Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico), Andrea Orlando (Lavoro), Roberto Speranza (Salute) e Renato Brunetta (Pubblica amministrazione) si sono schierati all'unisono a favore dell'estensione del passaporto verde su tutti i luoghi di lavoro, senza distinzioni tra statali e privati.

I sindacati - che avrebbero invece preferito l'obbligo vaccinale, dal loro punto di vista di più facile gestione - hanno quindi provato ad aprire il capitolo tamponi gratuiti. Ma sono stati respinti con perdite, visto che la ratio del decreto di oggi è - come ha fatto presente Brunetta - quella di fare da volano alla campagna vaccinale. Fornire tamponi gratis - è il senso del ragionamento fatto da Draghi - va esattamente nella direzione opposta all'essenza stessa del green pass, che in questo modo perderebbe la sua forza di incentivo al vaccino. Peraltro, fa notare il premier, siamo in un momento in cui «il fattore tempo è determinante». Non si può, dunque, traccheggiare, perché mancano ormai meno di due mesi all'inverno. Anche per questo, quindi, l'ex banchiere centrale non avrebbe mostrato disponibilità neanche su un'ipotesi transitoria, ventilata in seconda battuta da Landini, Colombini e Bombardieri. La proposta era di rendere i tamponi gratuiti almeno fino al 31 dicembre, così da muoversi con gradualità. La risposta di Palazzo Chigi - che gli uffici stanno mettendo nero su bianco in queste ore - sarà invece sulla falsariga di quanto accaduto con la scuola. L'idea, insomma, è quella di prevedere test antigenici a prezzi calmierati da concordare con le farmacie.

A conferma del fatto che sul punto Draghi è deciso a tirare dritto, ieri mattina al Senato il governo ha deciso di porre la questione di fiducia sul decreto di fine luglio, quello che per primo ha introdotto il green pass. Un segnale politico inequivocabile, soprattutto visti i mal di pancia della Lega. Che sempre ieri, ma alla Camera, ha invece votato con Fratelli d'Italia contro il secondo decreto sul certificato verde, quello che lo ha esteso a scuola, università e trasporti a lunga percorrenza. Il solito atteggiamento ondivago del Carroccio, soprattutto in considerazione del fatto che si tratta di decreti che la Lega ha già approvato in Consiglio dei ministri. D'altra parte, Salvini continua a non nascondere il suo scetticismo sul tema. Ieri mattina, infatti, si è detto contrario all'obbligo di green pass per tutti. Poi, dopo l'incontro pomeridiano tra Draghi e i sindacati, il leader della Lega ha preferito non tornare sul tema.

Anche per questo c'è una certa attesa per la cabina di regia che questa mattina dovrebbe precedere il Consiglio dei ministri. È vero che Salvini non siede al tavolo, dove invece il Carroccio è rappresentato dal governista Giorgetti. Ma se l'ex ministro dell'Interno ha qualcosa da obiettare, è oggi che deve farlo.

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