A giudicare dall'insistenza con cui dal Quirinale si continua a far circolare il messaggio secondo cui in caso di crisi ci sarebbe «solo il voto», la preoccupazione a Palazzo Chigi è ancora alta.
Conte prova a giocare d'anticipo, mollando il vertice sul dpcm per correre in tv ad avvertire: «Sarebbe una grave irresponsabilità fermarsi». Assicura: «Italia viva è un compagno di viaggio, è importantissimo ritrovare coesione, vedremo se ci sono le condizioni per andare avanti». E fa finta di aprire sul rimpasto: «Se ci sono malesseri o richieste è giusto ascoltarli».
Il faccia a faccia con l'indocile Matteo Renzi è previsto per questa mattina, ma difficilmente sarà risolutivo. L'ex premier presenterà al suo successore le proposte di Iv, incasserà i suoi primi risultati, con la rinuncia di Conte sia al suo progetto di governance del Recovery fund e sia alla fondazione sulla cyber-sicurezza, poi il confronto vero verrà rinviato a gennaio. Quando, confermano anche dal Pd, Conte prometterà di organizzare un confronto per sottoscrivere «un patto di legislatura». «Ossia quello che avevamo chiesto a inizio novembre, nel frattempo si sono persi due mesi», dicono al Nazareno.
Cosa accadrà a gennaio, poi, è tutto da vedere. L'ipotesi rimpasto è ancora sul tavolo, e la delegazione di Leu, nell'incontro di martedì, ha avvertito il premier: «Guarda che è te che vogliono rimpastare». Il governo ondeggia tra confusione e paralisi, in disperante ritardo su tutti i più urgenti dossier, a cominciare dal dpcm sul Natale. La legge di Bilancio è bloccata in commissione alla Camera, con il governo che non dà i pareri sugli emendamenti e Cinque stelle e Pd che si scontrano pubblicamente sul costosissimo superbonus, che M5s vuole prorogare ad libitum anche se il Mef ha avvertito che non ci sono i soldi. Il Pd accusa Conte di non gestire neppure la legge più importante dello Stato. E i senatori sono in subbuglio: se pure la finanziaria riuscisse ad approdare in aula venerdì, come ieri si auspicava, a Palazzo Madama arriverà tra Natale e Capodanno blindata con la fiducia, e non verrà neppure esaminata. Persino i decreti Sicurezza, che scadono tra 5 giorni, sono fermi in commissione. Un ingorgo micidiale, che getta quanto meno un'ombra sulla capacità del governo Conte di gestire una partita enormemente più ambiziosa, come quella di Next generation Eu.
Per questo Renzi assicura che «stavolta non ho intenzione di fermarmi». Di qui a gennaio si terrà «le mani libere» per decidere. Di certo non mollerà il tema - potenzialmente esplosivo per la maggioranza, con i M5s già in fibrillazione - del Mes sanitario: «Dire di no di fronte a 600 morti al giorno è una responsabilità gravissima».
Ma malessere e sfiducia verso il premier vanno decisamente al di là del perimetro di Italia viva. «Renzi pone temi politici. Si può essere d'accordo o meno sui singoli punti, ma è evidente che serve un chiarimento su cosa questa maggioranza vuol fare», dice il dem Tommaso Nannicini. Significativo è anche il caso dei pescatori italiani, ostaggi della Libia dal 1 settembre.
Il Pd ha presentato un'interrogazione urgente al governo per avere «una risposta precisa sulla trattativa in corso» per il loro rilascio, visto che non se ne sa nulla, e apparentemente lo stallo è totale. E, come rivelava il Foglio ieri, il dubbio dem è che Conte «stia temporeggiando anche su questo, magari per allestire un ritorno in grande stile a Natale, in diretta sul suo Facebook».
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