Il premier Matteo Renzi chiama investimenti in «difesa e innovazione», concentrati «nell'area più tecnologicamente vocata, il Mezzogiorno». Ma il sospetto è che la vera chiave di lettura l'abbia data il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Una infornata da 200 mila assunzioni. La risposta più che keynesiana alla crisi, che consiste nell'immettere nella pubblica amministrazione un quinto di milione di dipendenti, tutti concentrati in un'area del Paese. Uno sblocco del turn over proprio dove non se ne sente il bisogno, perché di dipendenti di enti pubblici ce ne sono troppi. L'ex sindaco di Salerno, esponente Pd, lo chiama un «trauma, una scossa». E forse intende per i conti pubblici, perché non parla di creazione di zone favorevoli agli investimenti, di aree di legalità garantite alle aziende, di zero burocrazia e poche scartoffie, ma di buone e vecchie care assunzioni pubbliche come soluzione al tasso di occupazione giovanilie che nel Sud è bassissimo.
Più che un piano uno slogan, che il premier ha speso all'assemblea nazionale sul Mezzogiorno di Napoli. La palla l'ha alzata l'amministratore delegato di Leonardo Finmeccanica Mauro Moretti, chiedendo un piano europeo di investimenti. Renzi concorda ma non sposa, almeno in teoria, la provocazione di De Luca: Ammette che «i piani di investimento vanno localizzati», ma «non c'è una soluzione teorica numerica». Quindi forse non saranno 200 mila. Magari non ci sarà nulla di concreto, ma lo slogan è seducente.
Forse è la lezione di Donald Trump, presidente eletto degli Usa, che ha vinto con una campagna concentrata nelle aree deindustrializzate del Paese. Quelle che hanno perso la produzione delle automobili come il Michigan. Ma quelli sono dipendenti privati che hanno perso il posto a causa della concorrenza del Messico. Facile quindi che il modello che ha ispirato governatore e premier Pd sia un altro. Quello della Democrazia Cristiana degli anni Settanta, che festeggiò il compromesso storico con la creazione delle Regioni e relativi apparati amministrativi. Poi organici degli enti pubblici gonfiati, tanto da rendere necessari interventi straordinari per finanziarli.
De Luca ieri ha ribadito la ricetta, sostenendo che «la Campania ha 50 dipendenti pubblici ogni mille abitanti, il Lazio nel ha 71» (nel Lazio ci sono i ministeri). Con i 200 mila assunti «volevo provocare. Non è un rompete le righe rispetto al rigore, ma è un processo razionale di riorganizzazione moderna della pubblica amministrazione».
Peccato che, se questa riorganizzazione ci fosse veramente, non potrebbe che consistere in un trasferimento di dipendenti dal Sud al Nord, che è esattamente il contrario di quello che vuole De Luca e anche Renzi.
Ad arginare De Luca ci ha provato amche il ministro alle Attività Produttive Carlo Calenda: «Stimo De Luca. Per il Sud investimenti pubblici e privati; riqualificazione e svecchiamento della Pa. Su questo piano il Governo c'è. Assunzioni a pioggia no», ha twittato il ministro. Peccato che anche in passato le infornate di dipendenti pubblici siano state vendute come investimenti, riforme, sviluppo, ma i per quello che in realtà erano, cioè politiche elettorali a spese dei contribuenti.
Per ora di concreto ci sono i piani europei.
Nella prossima settimana l'Agenzia per le politiche attive per il Lavoro che gestisce tali fondi varerà una legge che stanzia settecentotrenta milioni di fondi Ue da destinare alle decontribuzioni mirate per giovani e Sud per il 2017 fino a 8mila euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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