Tira aria di fumate grigie. Sulla legge elettorale non c'è accordo. E oggi pomeriggio la maggioranza tenterà un altro vertice sulla prescrizione, ma i 5 Stelle ne fanno una battaglia identitaria. Una delle poche che ancora unisce gruppi parlamentari sempre più scossi da correnti centrifughe.
Eppure il Pd pare assai disponibile ad abbassare l'asticella del garantismo per venire incontro agli alleati, nonostante richiami autorevoli come quello di Giuliano Pisapia. Lo stesso Zingaretti insiste da giorni sulla parola «compromesso» affidandosi alla mediazione di Conte. E il forzista Francesco Paolo Sisto legge i tarocchi della maggioranza: «Nella migliore delle ipotesi il vertice di oggi partorirà un topolino. Il rischio - prosegue - è che la vocazione compromissoria cui è incline il blocco sinistra-5s porti a un pasticcio incapace di cambiare l'anima di una riforma sbagliata».
Ad animare la battaglia parlamentare è il versante moderato del centrodestra. La Lega boccia la riforma Bonafede marchiandola come «aberrazione giuridica», ma non può cancellare il fatto che è stata approvata in epoca gialloverde, sia pure dietro la volatile promessa di una più ampia riforma. Forza Italia insiste con la proposta di Enrico Costa, una norma che cancella senza compromessi lo stop alla prescrizione imposto dalla legge Bonafede. Ma ieri gli azzurri e Maurizio Lupi di Noi con l'Italia sono andati oltre tentando una manovra a tenaglia. L'ex ministro ha presentato un emendamento alla proposta Costa che ricalca esattamente la proposta depositata dal Pd. La norma scritta dal deputato azzurro è però ormai incardinata in commissione e sono stati definiti ieri i tempi per esaminare gli emendamenti: sarà licenziata dalla commissione Giustizia alla Camera entro il 16 gennaio. Se il vertice di oggi, come ci si aspetta, non partorirà un accordo tra Pd e M5s, entro pochi giorni i dem potrebbero essere costretti a mostrare le carte: sarà difficile continuare a fare la faccia dura sulla prescrizione se poi non votano un emendamento ispirato alla loro stessa proposta. Non solo, nella capigruppo Forza Italia si sarebbe detta disponibile a unire la proposta Costa a quella del Pd, un altro modo per stanare il Nazareno. La cui scelta sarà decisiva: Italia viva conferma che in assenza di un accordo in maggioranza voterà la proposta Costa, ma i voti dei renziani non basterebbero se il Pd cedesse alla deriva manettara.
Ieri è andato a vuoto anche il nuovo tentativo di accordo sulla legge elettorale dopo l'intesa Zingaretti-Di Maio su un proporzionale con sbarramento al 5 per cento. La Lega insiste su un maggioritario «inglese», che eviti ribaltoni e giochi di palazzo, ma il presidente M5s della Commissione affari costituzionali Giuseppe Brescia oggi depositerà un testo che introduce lo sbarramento ma garantisce un «diritto di tribuna» alle formazioni minori.
Italia viva con Pd, M5s e Autonomie si è espressa a favore, andando oltre: no al «diritto di tribuna». Ma Leu, a sua volta spaccata all'interno tra gli ex Pd e Sinistra italiana, non ha firmato la dichiarazione congiunta. Il traguardo è ancora lontano, la partita si gioca tutta sul filo dei tatticismi.
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