L'estrema destra francese sembra, a due mesi dalle presidenziali, più impegnata a sgomitare al proprio interno che a sfidare gli altri poli. Gli ultimi sondaggi, che registrano una lieve flessione del presidente uscente Emmanuel Macron, sempre in testa con il 24 per cento, vedono i due sfidanti dell'area populista divisi da appena un punto, Marine Le Pen del Rassemblement National al 14,5 per cento e il tribuno outsider Éric Zemmour al 13,5 (in mezzo c'è Valérie Précresse della destra «presentabile» dei Républicains con il 14). E forse proprio questo clima da derby incoraggia i colpi bassi.
Negli ultimi giorni Zemmour ha scippato la Le Pen diversi suoi assi. Si parla di quattro eurodeputati, un senatore e soprattutto di Marion Maréchal, che della Le Pen è nipote e che pare a sua volta in procinto di unirsi alle truppe zemmouriane, ciò che addolora particolarmente la leader. Da un punto di vista del peso politico il cambio di casacca più significativo è stato però quello freschissimo dell'eurodeputato e segretario del RN Nicolas Bay, che ha annunciato un «pieno impegno» per Zemmour in un'intervista su Le Figaro. «Credo profondamente nella sua candidatura, nel suo progetto e nella sua strategia, mentre la candidatura di Marine Le Pen suscita una certa indifferenza», ha detto Bay, che prima di lasciare RN è stato accusato dagli ex compagni di partito di «sabotaggio» perché avrebbe fornito a Zemmour informazioni strategiche sulla campagna elettorale della Le Pen, ma nega ogni addebito. Ieri invece Jérome Rivière, un altro eurodeputato lepenista che si è unito a Zemmour, ha spiegato a Euronews che l'opinionista di origine ebraico-berbero algerina secondo lui ha maggiori possibilità di vincere anche a causa della «cattiva reputazione» che grava su RN.
Da parte sua la Le Pen parla di comportamento disgustoso da parte dei suoi «traditori», e ostenta disinteresse per i «piccoli giochi politici». Del resto Bay, Rivière e gli altri «sono persone che fin dall'inizio della campagna mi hanno rimproverato di difendere il potere d'acquisto dei francesi come priorità».
Resta però l'impressione che il magma dell'estrema destra creda sempre meno in Marine Le Pen, che corre per la terza volta per l'Eliseo: nel 2012 fu terza dietro a François Hollande (che poi avrebbe vinto il ballottaggio) e Nicolas Sarkozy, mentre nel 2017 si presentò con serie speranze di vittoria contro Emmanuel Macron, ma fu da questi
spazzata via al ballottaggio. Insomma, la Le Pen si porta al guinzaglio lo stigma dell'eterna «quasi vincente» che poi non vince mai. E forse questa e la carta più importante da giocare per uno Zemmour che sogna il ballottaggio.
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