Dopo piazza Duomo, il Castello. Un altro luogo simbolo del centro di Milano, un altro pezzo patinato della città stracolma di griffe e di turisti diventa la scena di una violenza sessuale. A Capodanno furono una lunga serie di ragazze scese in piazza per festeggiare San Silvestro a venire braccate e aggredite da torme di giovani maghrebini fuori controllo. La notte tra domenica e lunedì invece la vittima è una sola, ma il dramma è altrettanto forte. E insieme al tema della sicurezza pubblica solleva quello dell'imprudenza, dell'alcool distribuito senza controlli ai minori che spesso diventa l'agente scatenante di queste brutture. Ma non solo. A tenere alta l'allerta sulle violenze sessuali, ieri è arrivato l'arresto di un 21enne, accusato di aver abusato di 4 donne tra maggio e giugno. Il giovane avrebbe applicato sempre lo stesso schema, seguendo le sue vittime a bordo di un monopattino elettrico, mentre uscivano a volte da palestre delle zone centrali della città, e poi le avrebbe aggredite, anche mentre parlavano al telefono, costringendole a subire atti sessuali. «Io ero paralizzata nel corpo, ma per fortuna ho avuto la prontezza di urlare - è il tragico racconto di una delle vittime -. Urlavo, a un certo punto si è sentito lo scatto di un portone. Appena il mio aggressore ha sentito il rumore mi ha lasciato a terra, si è alzato ed è corso verso il monopattino che ha preso ed è scappato».
In piazza Castello, invece, sono le quattro e mezza di ieri mattina, a ridosso dell'alba, quando la vittima dà l'allarme. Siamo nel pieno centro della città. Da un lato ci sono le luci di via Dante, che porta verso il Duomo. Alle spalle c'è il Parco Sempione, con le sue discoteche alla moda che hanno da poco chiuso i battenti, ma anche non i suoi dedali bui, popolati di ombre. La ragazza ha appena sedici anni, è confusa, scioccata. Dice di essersi risvegliata da pochi istanti, con i pantaloni abbassati fino alle ginocchia. Di quello che è accaduto ha ricordi confusi, ma ha la sensazione precisa di essere stata abusata. La portano al centro antiviolenza della clinica Mangiagalli, per accertare eventuali lesioni. Si riposa per qualche ora, poi nel primo pomeriggio viene interrogata negli uffici della questura, nella squadra Mobile diretta dal vicequestore Marco Calì. Ed è nel corso dell'interrogatorio che la storia un po' alla volta prende forma in tutta la sua crudezza. Tutto comincia in un locale notturno, uno dei luoghi classici della movida milanese. Una serata ad alto tasso alcolico, i balli che si alternano agli shottini e ai cocktail. Non è la prima volta, probabilmente, che la ragazza va in quel locale e non è neanche la prima volta che le viene permesso di alzare il gomito. Ma è la prima volta che la nebbia la inghiotte, al punto di faticare a ricordare i fatti. Ricorda di avere incontrato un giovane, poco più grande di lei. Di averci chiacchierato, ballato, e di avere accettato alla fine di uscire insieme a lui dalla discoteca per fare due passi fuori dalla calca. Rimangono in zona, tra il parco e largo Cairoli. È lì che la situazione cambia di colpo. Il tipo allunga le mani, cerca di portarla in un luogo appartato. Lei si rifiuta, si ribella per quanto le forze le consentono. Lui non si arrende, la costringe a sdraiarsi, riesce ad abbassarle i pantaloni.
Fin dove lo stupratore sia riuscito ad arrivare lo diranno i referti medici.
Quello che appare certo è che la ragazza ha dovuto subire qualcosa che non voleva e a cui non è stata in grado di opporsi. Così l'inchiesta della pm Cerreti si muove sull'ipotesi di reato di violenza carnale, aggravata dallo stato di «minorata difesa» della vittima.
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