Primo effetto del "Sì" nel Nord: Gentiloni apre ai governatori

Il premier pronto al confronto ma «non si discute dell'unità» La trattativa con Zaia e Maroni impegnerà cinque ministeri

Primo effetto del "Sì" nel Nord: Gentiloni apre ai governatori

Roma - Un po' di fumo, qualche buona promessa e molta diplomazia, Paolo Gentiloni accorre in Veneto per metterci una pezza. «Siamo pronti al confronto - dice il premier durante una visita alla raffineria Eni a Porto Marghera - . Guardo con interesse, rispetto, disponibilità alla discussione aperta dai referendum sul tema dell'autonomia e sono disposto a fare dei passi in avanti». Si tratterà quindi, ma con dei confini precisi. «Qui si discute di come far funzionare meglio il Paese, non dell'Italia e della sua unità». Lo statuto speciale è dunque fuori dal negoziato.

Apertura vera o soltanto un tentativo di melina? Dopo una iniziale forma di rigetto e le frenate dei ministri Martina e De Vincenti, il governo sembra aver scelto la linea morbida. Effetto forse delle parole di Matteo Renzi, che ha invitato «a non minimizzare l'esito della consultazione su quesiti non banali» e ha addirittura parlato di riduzione delle tasse, spiazzando così il Pd. E Palazzo Chigi si è velocemente adeguato.

Da qui la scelta di Gentiloni si presentarsi subito nella fossa dei leoni con la mano tesa. «Lo dico qui a Venezia, la capitale del Veneto - continua il presidente del Consiglio - come piace chiamarla al sindaco Brugnaro: il governo è aperto al confronto nel merito con le Regioni per discutere su alcune funzioni, vedremo quali e a quali condizioni. Certo, non nascondo che sarà una discussione complessa, ma siamo pronti a farla, ovviamente nei limiti fissati dalle nostre leggi e dalla nostra Costituzione». E ancora: «Non abbiamo bisogno di ulteriori lacerazioni, ma bisogna ricucire quelle che la crisi ha provocato. I veneziani si sentono cittadini del mondo, ma oggi è possibile esserlo solo avendo radici».

Luca Zaia decide di andare a vedere le carte. «Leggo in positivo le parole del premier. Non mancheremo - annuncia il governatore - di fare la nostra proposta nell'alveo della Costituzione, che parla non solo di competenze e di federalismo fiscale, ma anche delle modalità della trattativa». No, non sarà un confronto facile, né breve. Il negoziato impegnerà almeno cinque ministeri.

Palazzo Chigi ha in mente il modello emiliano, la Lombardia chiede un faccia a faccia con Roma, il Veneto ha preparato un disegno di legge da cinquanta pagine sulle ventitré competenze che vuole gestire direttamente grazie al trasferimento di nove decimi del gettito fiscale della Regione. Intanto incombono il Rosatellum, la Finanziaria, le elezioni politiche...

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