Nicole Minetti aspetta un figlio e vuole tornare a far e l'igienista dentale. Lele Mora ogni tanto vende magliette sulle bancarelle di una comunità d'accoglienza. Emilio Fede fa il consulente a Mediaset, «e propongo programmi a costo zero sperando che prima o poi qualche idea venga accolta». Per loro oggi, davanti alla corte d'Appello di Milano, si apre la pagina 2 del ciclone giudiziario che li ha travolti nelle loro confortevoli esistenze. Caso Ruby. Bersaglio grosso, Silvio Berlusconi. Ma per chiudere il cerchio intorno alle allegre notti del Cavaliere, serviva incastrare anche loro, per dare prova provata di come il flusso inesauribile di fanciulle sbarcasse nel bunga bunga di Arcore. Un anno fa, il 19 luglio 2013, la batosta: cinque anni alla Minetti; a Fede e Mora sette anni, la stessa pena che il mese prima era stata inflitta a Berlusconi.
Ora si ricomincia. Anche in appello, chissà perché, processi separati: da una parte il Cavaliere, dall'altra i presunti procacciatori. Ma mentre il processo a Berlusconi viaggia come un Frecciarossa, il trio Fede-Mora-Minetti andrà in vacanza senza conoscere il proprio destino: questa mattina il presidente della Corte, Arturo Soprano, si limiterà a fare l'appello. Poi via, rinvio lungo. Se ne riparla a settembre, forse ottobre. A riprova che nell'economia generale del caso Ruby questo è un processo di contorno. Quel che conta è sistemare in fretta la pratica Berlusconi, in un modo o nell'altro.
E così accadrà. Mentre il Ruby 2 andrà in vacanza, il Ruby 1 riprende domani. Parola ai difensori, Franco Coppi e Filippo Dinacci, per una udienza; se non basta si va all'indomani; e il terzo giorno, venerdì 18, camera di consiglio e sentenza. Sentenza da brividi, comunque si guardi alla faccenda. Non a caso da giorni nel Palazzo di giustizia milanese imperversano ipotesi e toto-sentenza accompagnati da dietrologie, a volte ardite, su come l'evoluzione del quadro politico possa influenzare la decisione dei giudici: «Adesso che Berlusconi è finito non è più necessario condannarlo». Ma i tre giudici, che hanno fama di persone serie sceglieranno la loro strada solo dopo avere ascoltato con attenzione le arringhe della difesa. E a quel punto avranno davanti a sé un trivio.
LA STANGATA
Conferma integrale della sentenza di primo grado, e condanna di Berlusconi sia per concussione che per utilizzo della prostituzione minorile. L'unica concessione all'imputato potrebbe essere la modifica della prima accusa in quella più lieve di induzione, ma il risultato finale cambierebbe di poco: anche Ilda Boccassini nella sua requisitoria aveva etichettato la telefonata in questura come induzione, e alla fine aveva chiesto per Berlusconi sei anni di carcere. In questo scenario, solo il controllo della Cassazione separerebbe l'ex premier dalla concreta prospettiva di finire in carcere.
I FATTI NON SUSSISTONO
I difensori di Berlusconi domani chiederanno l'assoluzione dell'imputato con formula piena, sostenendo che non vi è prova alcuna né della concussione né degli incontri hot con Ruby.
Una tesi non priva di appeal probatorio; ma la sconfessione totale del lavoro della Procura richiederebbe un surplus di coraggio da parte dei giudici.METÀ E METÀ
Condanna per un reato, assoluzione per l'altro. In questo caso, a Berlusconi converrebbe che sparisse l'accusa di concussione, perché una condanna per i rapporti con Ruby non farebbe saltare indulto e affidamento.
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