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La Procura di Roma apre la caccia alla "talpa" nel governo

Tria denuncia la fuga di notizie sulla bozza di lettere all'Ue. Per ora non ci sono indagati

La Procura di Roma apre la caccia alla "talpa" nel governo

La procura di Roma apre un'inchiesta sulla presunta manina che avrebbe divulgato la bozza della lettera di risposta del ministro dell'Economia Giovanni Tria ai rilievi della commissione Ue sui conti italiani. Un testo strettamente riservato, e che tale doveva rimanere secondo il titolare del Mef. Per questo ha presentato un esposto contro ignoti a Piazzale Clodio per «divulgazione di atti secretati e violazione di segreto d'ufficio». Tanto che anche il premier Giuseppe Conte, aveva annunciato che sarebbe stata «perseguita in giudizio la talpa». L'indagine, che è un atto dovuto a seguito della denuncia depositata da Fabrizio Carrarini, vice-capo di gabinetto del ministro e responsabile anche della sicurezza cibernetica, è al momento senza indagati. Ma rinfocola sospetti e veleni reciproci tra i giallo verdi.

Il caso era scoppiato venerdì quando la bozza divulgata parlava di «tagli» e minori spese che l'Italia avrebbe dovuto affrontare per reddito di cittadinanza e quota cento. L'ira del Movimento cinque stelle e del vicepremier Luigi Di Maio avevano costretto Tria alla smentita e a redigere un testo definitivo che citava solo genericamente «una riduzione delle proiezioni di spesa per welfare», senza fare riferimento alle due misure bandiera di grillini e leghisti. L'uscita del testo provvisorio dagli uffici del ministero per Tria è «un fatto molto grave» che ha danneggiato il negoziato con l'Europa sul debito: per questo il professore ha deciso di andare fino in fondo, rivolgendosi addirittura ai magistrati «per vederci chiaro». A chi gli ha chiesto se sospettasse di qualcuno il ministro non ha fatto nomi. C'è chi gli ha ricordato però che era stato il suo viceministro in quota Cinque stelle, Laura Castelli, a dichiarare nello stesso giorno di aver visto personalmente «quella bozza con i tagli al welfare».«Se Castelli aveva quel testo, non lo doveva avere - aveva precisato Tria al Corriere - Quello era un documento riservato, una bozza di lavoro con le mie osservazioni annotate a mano in cui annotavo nei vari passaggi osservazioni come questo sì, questo no. La corretta linea istituzionale vuole che prima di tutto un testo consolidato vada al presidente del Consiglio e poi al resto del governo». La Lega sospetta che siano stati proprio gli alleati di governo. Dai banchi grillini invece respingono le accuse al mittente. E c'è chi non esclude nemmeno che la manina provenga da Palazzo Chigi, dalle file dei tecnici e «tecnocrati», visto che nello stesso giorno in cui il testo è apparso sui siti di informazione il ministro del Tesoro si era recato proprio a Chigi per un confronto riservato sul documento. Di certo le bozze giravano da giorni, «da prima delle elezioni europee», secondo alcuni.

E le conoscevano sia nel Carroccio sia tra i pentastellati.

La palla ai magistrati.

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