Milano «E adesso di questi cosa ne facciamo?». La domanda da ieri mattina corre nei corridoi ancora semideserti della Procura di Milano, dove si è materializzata, tra l'incredulità generale, la prima (e per ora unica) risposta del governo Renzi alle cicliche lamentele della magistratura sulla carenza di personale negli uffici giudiziari più esposti: l'arrivo di tre crocerossini militari, spediti a Palazzo di Giustizia in nome della legge sulla mobilità del personale pubblico. Un capitano e due sottufficiali, gente fondamentale in un ospedale da campo (e magari anche tra le macerie di Amatrice) ma che non ha mai visto un codice penale in tutta la sua vita. E che pure ieri mattina ha ricevuto l'ordine di presentarsi al nuovo posto di lavoro: la Procura della Repubblica.
In attesa del ritorno dalle ferie del nuovo procuratore Francesco Greco, i tre ex militari sono stati garbatamente piazzati un una stanzetta, a non fare assolutamente niente visto che nessuno ha idea di come utilizzarli. E difficilmente la situazione potrà chiarirsi in meglio la settimana prossima, quando la Procura tornerà a funzionare a pieno regime. Anche perché uno dei tre, il capitano, avrebbe diritto a transitare nei ranghi del ministero della Giustizia con la carica di dirigente. Dovrebbe essere lui, insomma, a mandare avanti l'intero settore amministrativo della Procura. E questo (a parte il dettaglio che il posto è già occupato) è francamente inimmaginabile.
Comprensibile, dunque, lo sconcerto che ha accompagnato la decisione del ministero di supplire così ai buchi nel personale giudiziario, recentemente denunciati da Francesco Greco in una intervista al Corriere della Sera. Il nuovo procuratore quantificava addirittura nel 33 per cento le mancanze di cancellieri e paventava il «rischio del declino» per la Procura milanese se non si fosse messa mano al problema. L'indomani il ministro della Giustizia Andrea Orlando aveva raccolto l'appello garantendo l'assunzione in un prossimo futuro di mille nuovi cancellieri e, come misura immediata, l'immissione in ruolo da ieri di 359 dipendenti pubblici provenienti da altre amministrazioni. L'annuncio era stato accolto positivamente, se non altro come segno di buona volontà.
Ma nessuno immaginava che la promessa di Orlando si traducesse per la Procura di Milano nell'apparizione dei tre crocerossini. A quanto è dato capire, si tratta di personale proveniente dalla sede milanese della Croce Rossa militare, in via di smantellamento all'interno del progetto di smilitarizzazione del corpo. I tre non vestono più la divisa, anche se non risulta che siano stati formalmente congedati. E chi li ha incontrati racconta che ieri erano i primi ad apparire sconcertati della destinazione loro assegnata.
Nessuno dei tre, d'altronde, è più giovanissimo, e anche con tutto l'impegno appare difficile che si possano reinventare come partner dei pubblici ministeri milanesi. E così inevitabilmente c'è chi sceglie di cavarsela con una battuta. «Visto che abbiamo chiesto soccorso, Renzi ci ha mandato la Croce Rossa».
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