Da Prodi ai 5 Stelle, quei "cavalli di Troia" rossi che fanno da sponda al regime di Pechino

Via della Seta, affari sulla sanità e informazioni: ecco le liaison sinistra-Cina

L'ex premier Romano Prodi
L'ex premier Romano Prodi

La Cina è vicina. Al Pd e ai Cinque stelle. Non ci sono solo i rapporti tra Pechino ed Enrico Letta. Luigi Di Maio è considerato dagli Usa uno dei (tanti) cavalli di Troia di Xi Jinping in Europa, come dice il passaggio di un documento ufficiale sulla Cina del Congresso degli Stati Uniti d'America datato dicembre 2020, che definisce il ministro degli Esteri «chiaramente predisposto a favorire la Cina» sul Covid e sulla Via della Seta («una grandissima occasione per le nostre imprese»).

Per non parlare del (mancato) blitz del governo di Giuseppe Conte sulla tecnologia 5G, su pressione di Beppe Grillo, che i grillini volevano regalare a Huawei, considerato dai nostri 007 il grande orecchio del regime cinese. Anche la gestione della pandemia di Covid 19 chiama in causa lo stesso Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza, che l'8 novembre 2019 firmò con il suo omologo cinese il «Programma di attuazione del piano d'azione per gli anni 2019-2021 sulla cooperazione sanitaria» tra Italia e Cina. Il 15 febbraio, con il virus ormai in casa, l'Italia donò a Pechino sedici tonnellate di materiale medico-sanitario di protezione personale tra mascherine, tute e occhiali protettivi, guanti e termometri. Perché privarsene? Nel libro mai uscito del ministro Perché guariremo (sic) a pagina 28 si legge: «Il 31 dicembre, le autorità (della Cina, ndr) hanno segnalato all'Oms molti casi di una malattia che somiglia alla polmonite, nella provincia di Wuhan. Era tutto il mese che si rincorrevano le voci su nuovi focolai virali in quella provincia». Ma notizie ufficiali prima del 31 dicembre nessuno le ha mai trovate. Chi le ha date a Speranza? E ancora: «Il 7 novembre avevo ospitato a Roma il ministro della Salute del governo cinese, Ma Xiaowei. (...) Non mi era sembrato che nutrisse particolari preoccupazioni sul suo Paese». Avrebbe dovuto? Eppure ai primi contagi in Lombardia né Speranza né Conte chiusero subito la Zona rossa tra Alzano e Nembro, errore su cui indagano i pm di Bergamo, tanto che per l'Europa l'Italiacon i suoi quasi 180mila morti senza giustizia è stata il cluster che ha infettato il Vecchio continente.

Poi c'è Romano Prodi, che della Cina è sempre stato sponsor ufficiale assieme al suo storico sodale Giancarlo Elia Valori: «L'unico posto in Occidente dove i cinesi hanno una grande influenza sociale è l'Italia», sottolinea il politologo Usa Edward Luttwak, secondo cui la propaganda cinese «può contare su gente come Prodi, che in Cina vende milioni di libri, Elia Valori, l'ex ministro dell'Economia di Conte Giovanni Tria fino a Massimo D'Alema, tutti vanno in televisione a inneggiare alla Cina».

Già, D'Alema.

La Silk Road Cities Alliance di Pechino di cui è presidente onorario (assieme a Zhang Wenkang, ministro della Sanità cinese rimosso nel 2003 per nascosto la prima epidemia di Sars) è legata allo scandalo dei ventilatori cinesi non a norma, venduti alla Protezione civile in piena pandemia, su cui si sono accesi i fari delle Procure, così come sulle mascherine (farlocche) cinesi che il dalemiano Domenico Arcuri riuscì a sdoganare da commissario straordinario all'emergenza Covid dopo avercele persino fatte strapagare.

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