La polemica sull'analisi costi-benefici voluta dal ministro Danilo Toninelli continua a infuriare e a tenere banco. In una audizione in commissione Trasporti alla Camera il professor Guido Ponti che ha guidato la commissione di esperti ammette che lo strumento è discutibile. «L'analisi costi-benefici è uno strumento perfetto? No, tutt'altro e posso parlare un'ora contro l'analisi costi-benefici. È manipolabile? Sì certo, ad esempio sui parametri di ingresso. Ma altri metodi sono molto più manipolabili e infatti non sono usati».
Nello stesso giorno in una intervista al Corriere della Sera Pierluigi Coppola - il professore che non ha firmato l'analisi costi-benefici di Ponti ma anzi ha presentato una sua controrelazione - manifesta «perplessità sul metodo usato per l'analisi e quindi anche sui risultati. Non è un mistero il fatto che l'inserimento nei costi del mancato incasso delle accise sui carburanti sia una procedura inedita, non prevista da alcuna linea guida, europea o italiana». Coppola fa anche notare che mentre nella valutazione del Terzo valico era stata inserita nella relazione una sua nota, nel caso della Tav non è stata allegata la sua controanalisi.
Ma è chiaro che al di là della relazione sono le scelte politiche che il governo dovrà adottare a rendere incandescente il clima dentro il governo, ma soprattutto nei territori. Se la Commissione europea si riserva di chiedere chiarimenti, Giuseppe Conte giudica l'analisi «non di parte, sarà il punto di partenza per la decisione politica». Ma più tardi: «L'analisi non si discute, non scherziamo».
Matteo Salvini se la cava con un post sui social network: «Bello il treno, più pulito, più veloce, più sicuro». E il viceministro leghista ai Trasporti, Edoardo Rixi, sintetizza così la situazione: «Non fare la Tav è uno scenario che non voglio prendere neanche in considerazione. Alla fine si farà con meno soldi». E Gian Marco Centinaio fa notare che «nel contratto di governo non c'è scritto no alla Tav. Se il contratto di governo non va più bene, se non è più attuale, ci si risiede al tavolo».
C'è un altro fronte pro-Tav che si sta sempre più compattando. I governatori di Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Liguria potrebbero, infatti, mettere in campo una iniziativa comune, promuovendo referendum consultivi in ciascuna regione da svolgersi nello stesso giorno così da dare più forza all'iniziativa. «Aspettiamo la decisione politica. Se ci dovesse essere avremmo gli strumenti per promuovere referendum regionali» spiegano. «Farlo contemporaneamente avrebbe un valore forte». E mentre si inizia a parlare di una manifestazione civica sulla Tav da organizzare a Roma, Mariastella Gelmini fa sapere che «sabato 23 febbraio saremo a Milano con i nostri gilet azzurri per dire, ancora una volta, sì all'alta velocità. Spostare le merci da gomma a rotaia è un bene per l'ambiente, la sicurezza e il nostro export: ma per Toninelli e la strampalata analisi si tratta di un costo». Sestino Giacomoni fa notare che ormai più che di Tav per l'Italia si può parlare di «Dav», ovvero di «Decrescita ad Alta Velocità» e Marco Marin invita la Lega a non assecondare ulteriori perdite di tempo. «L'analisi sulla Tav non ha cambiato nulla.
È evidente a tutti che è fatta ad uso e consumo delle volontà politiche del M5s. Di tempo sulla Tav il governo ne ha già perso troppo. E non se ne può perdere altro: magari aspettando le Europee per non disturbare i due partiti di governo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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