La prof uccisa dall'ex allievo Killer protetto dalla mamma

La madre del 22enne Gabriele Defilippi avrebbe coperto le responsabilità del figlio. L'accusa: concorso in omicidio

La prof uccisa dall'ex allievo Killer protetto dalla mamma

In questa storia angosciante ci sono due madri che piangono. Per motivi diversi. La prima è la mamma della vittima, la seconda è la madre di uno dei presunti assassini. Marisa More, 84 anni, è la mamma di Gloria Rosboch, 49 anni, la professoressa di Castellamonte (Torino) strangolata e gettata in un pozzo; Caterina Abbattista, 52 anni, è la madre di Gabriele Defilippi, 22 anni, accusato di aver ucciso (con la complicità del suo amico-amante Roberto Obert, 54 anni) la povera Gloria Rosboch. Marisa è una donna anziana che ha sempre esercitato il ruolo di genitore con autorevolezza; Caterina è una donna giovane cui l'autorevolezza di genitore è sempre mancata. Tanto da trovarsi lei stessa infognata in un delitto, pur con un ruolo «marginale» rispetto alla coppia «omicidiaria», Defilippi-Obert. La mamma di Gabriele è stata arrestata infatti «solo» con l'accusa di concorso in omicidio. Tradotto: Caterina non ha partecipato direttamente al delitto, «limitandosi» a coprire, mentire, depistare. Il motivo? La risposta è banale: per difendere il figlio. Il suo Gabriele, che però, ormai da tempo, lei sentiva sempre meno «suo». Un ragazzo che non «apparteneva» a nessuno, neppure a se stesso, considerato che su Facebook Gabriele aveva creato una decina di profili inventati in cui appariva uomo, donna, punk, artista, parrucchiere, broker, psichiatra e mille altre cose ancora. Tante identità fittizie, forse per dimostrare che davanti allo specchio social ci fosse il riflesso quantomeno di qualcosa. Se non di qualcuno. E invece, davanti a quel vetro virtuale, c'era solo un nulla riempito di niente. Solo bugie. Le stesse con le quali Gabriele ha messo a segno al sua dannata «truffa sentimentale» ai danni della sua ex docente, un po' bruttina ma tanto ingenua: preda ideale per un bello e furbo come lui che - con lo stesso metodo infame - anni prima era riuscito a raggirare anche un'altra attempata insegnante. Erano quelle le sue vittime preferite. Donne poco desiderate e poco desiderabili che Gabriele, con fascino da tronista e parlantina da piazzista di amori tarocchi, riusciva a far sentire desiderate e desiderabili. Ed è proprio in questa contorta dinamica di relazione con l'altro sesso che va letta la figura «complice» di mamma Caterina. Una madre «chioccia» che, forse per non perdere definitivamente l'affetto del figlio (o, più miseramente, la sua semplice attenzione), decide di coprire il modus operandi di Gabriele. Caterina Abbattista è al corrente - di ciò sono persuasi gli inquirenti - che Gabriele ha truffato Gloria Rosboch sia umanamente (facendole credere di poter avere un futuro con lei), sia economicamente (convincendola a farsi consegnare 187 mila euro), eppure non fa nulla per mettere fine a questo sporco gioco. Anzi, lo asseconda. Raccontando frottole. A Gloria Rosboch che la va a trovare per avere notizie di Gabriele (e dei soldi che lui le ha sottratto), la madre del 22enne racconta di «non sapere più nulla del figlio», che «Gabriele è vittima delle prevaricazioni del suo capo che gli ha sottratto anche i 187 mila euro». Solamente bugie. In realtà Gabriele è lì con lei, non esiste nessun «capo» che lo ha «prevaricato»; esiste invece solo un ignobile accordo tra madre e figlio per ingannare sempre e comunque quell'ingenua della professoressa Rosboch. La quale, fino alla fine, cerca di non «rovinare» Gabriele: «Non voglio vederlo in galera, rivoglio solo i miei soldi...». Ma Caterina Abbattista non si commuove davanti a quella donna, finita nella spirale di uno sporco inganno. La priorità di Caterina è difendere il figlio dalla denuncia della Rosboch, non aiutare quella che è la vittima di Gabriele. Quando l'intero paese cerca la professoressa scomparsa il 13 gennaio, lei si tappa in casa col figlio e ogni volta che un giornalista si avvicina a casa per avere chiarimenti sul giallo dei «187 mila euro», mamma Caterina chiama i carabinieri: «Vogliamo che venga tutelata la nostra privacy». Passano i giorni. Il cadavere Gloria Rosboch già è in un pozzo, gettato lì dopo che la coppia diabolica ha «chiuso la pratica, perché Gloria era diventata troppo impicciona...». La mamma di Gabriele in quei giorni sa con ogni probabilità che il figlio, in combutta con l'amico Roberto Obert, hanno commesso qualcosa di grave. Lo «sa» perché, di certo, in questa tragedia ha avuto una parte di responsabilità, non foss'altro che di testimone di qualcosa di drammatico (dice infatti il procuratore capo di Ivrea: «La sua versione dei fatti contrasta con gli accertamenti tecnici in nostro possesso»). Ma lei non va dai carabinieri a denunciare i suoi dubbi. Continua a dire bugie. Si mette in ferie dall'ospedale dove lavora come infermiera. Gli inquirenti la interrogano. Lei cerca di difendere l'indifendibile. Cade in palesi contraddizioni. Ma gli inquirenti temono che possa aver fatto anche qualcosa di più grave. Aver avuto un ruolo «attivo» nella fase immediatamente precedente (o successiva) al delitto. Per questo Caterina Abbattista viene arrestata nello stesso giorno in cui le manette scattano anche ai polsi del «suo» Gabriele e di Roberto Obert. Che ora continuano ad accusarsi reciprocamente: Defilippi giura: «Gloria l'ha uccisa Obert»; Obert spergiura: «Gloria l'ha uccisa Defilippi». «Sono rimasto molto colpito dalla mancanza di coinvolgimento da parte di Obert e Defilippi. Nel loro racconto l'omicidio viene spiegato come qualcosa di inevitabile, come a dire è successo, andiamo avanti» spiega il procuratore capo di Ivrea. Dall'interrogatorio di ieri è emerso anche che Defilippi, una volta avuti i 187mila euro dalla Rosboch, «avrebbe un po' perso lucidità, spendendoli anche in alcune serate al Casinò». Pare inoltre che la famiglia abbia comprato due auto ed estinto un mutuo: spese incompatibili con lo stipendio di Caterina Abbattista, infermiera all'ospedale di Ivrea, che era l'unica entrata ufficiale di un nucleo famigliare che comprende anche il fratello minore di Gabriele.Proprio le chiamate senza risposta di quest'ultimo, alla madre e a Gabriele nelle ore del delitto, hanno insospettito gli inquirenti sulla figura della donna, che poi si è scoperto ha fornito un alibi non veritiero, dicendo di trovarsi in ospedale, elemento che non ha trovato riscontri.

La donna, in quel lasso di tempo, potrebbe infatti essere stata impegnata ad accompagnare il figlio all'appuntamento con Obert a Rivarolo prima del delitto. Un «passaggio» replicato anche dopo il delitto, quando sempre lei forse andò a riprendere Gabriele per poi rientrare insieme in casa. Chiudendosi alle spalle la porta sull'orrore.

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