Le carte che inchiodano Fini: "Protezione politica al re delle slot"

Nell'ordinanza del gip di Roma gli affari illeciti di Fini e del "clan" Tulliani. Il ruolo «centrale» dell'ex presidente della Camera nel business di Corallo

Le carte che inchiodano Fini: "Protezione politica al re delle slot"

Gli affari illeciti di Fini, della moglie e del fratello della Tulliani, Giancarlo. È tutto nell'inchiesta della Guardia di finanza e nell'ordinanza con cui il gip di Roma Simonetta D'Alessandro ha disposto il sequestro di due polizze intestate all'ex presidente della Camera. Ed è lui, Fini, l'uomo chiave si ttta la storia.

FINI «CENTRALE»

«Chiarita la priorità cronologica di Fini nei contatti con Corallo - scrive il giudice -, emergerà anche la sua centralità progettuale e decisionale nella vicenda. Già nella fase in cui sono stati disposti i sequestri nei confronti dei Tulliani, emergeva che i rapporti si erano snodati all'inizio tra Corallo e Fini e che, solo successivamente, essi avevano coinvolto i Tulliani. Nelle sue dichiarazioni Laboccetta aveva collocato il primo incontro tra Fini e Corallo nel luglio 2004 (il viaggio alle Antille) e aveva descritto lo svolgersi dei rapporti nel 2005. Nel 2006 - 2007 (proposta di Fini di offerta in vendita a Corallo per tramite di Laboccetta di un immobile quasi fatiscente, con la mediazione di Giancarlo Tulliani); nel 2008 (i riciclaggi tra le offshore di Corallo e le offshore costituite da Corallo in capo ai Tulliani, con il proposito coltivato da Corallo, e poi abbandonato: mail 28/10/2008, di rendere i Tulliani soci nella sua impresa)».

L'onorevole Laboccetta aveva indicato l'incontro Fini-Corallo al 2004, subito dopo la vittoria del bando, «quindi dopo l'intera attività di preparazione del concorso per Atlantis Word groups of companies Nv e questo avrebbe potuto spiegare l'estrema gratitudine mostrata da Corallo con la sua sontuosa ospitalità per 14 persone».

IL RUOLO POLITICO

Era apparso da subito singolare che «in un partito dall'accentuata connotazione gerarchica il segretario ignorasse l'esistenza di vicende di un gruppo industriale che si preparava all'accesso, a livello nazionale, e all'esito di una gara bandita da un governo di cui lui era parte, al lucrosissimo settore del gioco illegale».

LE RELAZIONI PERICOLOSE

All'epoca dei fatti Fini era vice presidente del Consiglio dei ministri, in seguito divenne presidente della Camera, mentre Laboccetta, dal 2008, a impresa strutturata, parlamentare e quindi componente della commissione antimafia e commissione finanze. Corallo era, invece, assistente parlamentare di Laboccetta.

IL DOLO DI FINI

«Ebbene, va da sé - si legge nell'ordinanza - che la agognata tranquillità commerciale, ma sarebbe stato più proprio parlare di tranquillità predatoria e appropriativa, non poteva che collegarsi alla compartecipazione societaria di un soggetto in grado di dispiegare un'elevatissima protezione politica». La domanda è: «Questa protezione potevano garantirla i Tulliani e Fini, capo indiscusso di un partito essenziale per la tenuta del governo?». Da capire «in quali forme e con quali mezzi economici si sarebbe dovuta garantire la partecipazione societaria di Fini». Si sarebbe dovuta «operare l'appropriazione» da parte dell'ex leader di Alleanza nazionale «e dei suoi prestanome di un immobile di proprietà» del suo partito «la cui valorizzazione e la cui alienazione, unitamente alla ricezione di altre somme di denaro, avrebbe consentito alle società formalmente agenti (Primtemps Ltd, Timara Ltd e Jayden Ltd) di disporre giustificatamente di denaro e di muovere motivatamente capitali in un ambito internazionale, divenendo soci di Atlantis».

IL COINVOLGIMENTO

Era chiaro che «a tutte le fattispecie penali della fase, per così dire, di attualità del progetto societario partecipasse, come concorrente ideatore, perfettamente a conoscenza dei singoli snodi - si legge nell'ordinanza - dei tentativi societari prima e delle conclusioni tese a più usuali investimenti commerciali poi, l'onorevole Gianfranco Fini, le cui dichiarazioni al pm non hanno il pregio della veridicità».

Da sottolineare che, «ancorché l'esborso di Corallo in favore dei Tulliani, adeguatamente schermato da società off shore, sarebbe stato, in concreto, di 600mila euro, mentre il profitto conseguito da Tulliani di 1 milione 300mila euro, somma pari al pregiudizio subito da Alleanza Nazionale».

CORALLO E VACANZE

A riferirlo sotto interrogatorio l'onorevole Laboccetta: «Fini mi disse che sapeva che frequentavo l'isola di Sint Maarten e che avevo i rapporti giusti sull'isola, che aveva piacere di fare una vacanza. Io chiamai Francesco Corallo che fu ben contento di ospitare Fini e gli altri». Quattordici persone che prima di arrivare sull'isola erano stati negli Usa. Corallo affittò la villa per tutti e chiamo istruttori «da Francia e California che accompagnavano Fini e Proietti Cosimi nelle loro immersioni».

Solo durante la vacanza del 2004, quindi, Laboccetta ebbe modo di conoscere i dettagli della gara. In un secondo interrogatorio spiega che Corallo gli raccontò «che dopo il dicembre 2002 si era sentito e incontrato con l'avvocato Lanna diverse volte, giacché Lanna aveva promosso l'associazione di imprese e che Corallo era stato coinvolto perché poteva apportare al raggruppamento i requisiti necessari per aggiudicarsi la gara». Il 30 per cento della partecipazione era «in capo a Bit media e Plp, che fanno capo a manager, fra cui Ferruccio Ferranti che era amministratore delegato della Consip, persona legatissima a Gianfranco Fini e nominato proprio da costui nel 2002».

LA CASA DI MONTECARLO

Nell'ordinanza si legge testualmente che Laboccetta, sotto interrogatorio, dice che durante un incontro tra lui, il presidente della Camera, la moglie Elisabetta Tulliani, il fratello Giancarlo e Corallo, Fini disse «lui ed Elisabetta desideravano una casa a Montecarlo e aggiunse testualmente: siamo certi che vorrai aiutarci a esaudire questo nostro desiderio. Corallo si mostrò disponibile».

I LEGAMI TRA LE SOCIETÀ

«Le dichiarazioni acquisite - per il giudice - fanno emergere l'originario intento di Plp e Bit Media di acquisire il ruolo di unici protagonisti imprenditoriali dell'attività di gioco oggetto di concessione. L'impossibilità di portare avanti il compimento del piano e l'acquisto delle due società da parte di Saparnet, fece sì che Laboccetta e Corallo si dovessero rivolgere, sin dal 2005, a Fini e Proietti Cosimi. Nel 2007, con l'ingresso in scena dei Tulliani e dell'acquisto a fondo perduto di appartamenti a Montecarlo da parte di Corallo in favore dei Tulliani, riemergeva l'ipotesi societaria, ma solo al 10 per cento con fondi interamente di Corallo e con l'utilizzo dell'immobile Colleoni di proprietà di An».

LE BUGIE DI FINI

Fini nel suo interrogatorio rilascia dichiarazioni che, però, il giudice smentisce citando accertamenti della GdF.

«Ho conosciuto Giancarlo Tulliani - dice l'ex leader di An- al Policlinico Gemelli in occasione della nascita di mia figlia Carolina il 2 dicembre 2007. Quindi, nel corso del 2007 non c'è mai stato alcun incontro tra me, Giancarlo Tulliani e Laboccetta. Non è vero quanto è stato dichiarato da Laboccetta circa la mia conoscenza della trattativa immobiliare tra Atlantis e Windrose di Giancarlo Tulliani. Del resto questa trattativa sarebbe avvenuta prima che io conoscessi Giancarlo Tulliani. Non so come Tulliani sia entrato in contatto con Corallo, forse attraverso Laboccetta». Eppure risultano mail rinvenute da un pc sequestrato nel dicembre 2016 a Tulliani che fissano l'inizio dei rapporti tra la famiglia Tulliani e Corallo almeno fin dal giugno 2007, proprio come indicato da Laboccetta.

TUTTI GLI UOMINI DI FINI

Quanto alle indagini della Finanza, con riferimento «alla presenza di uomini legati a Fini nelle società appartenenti al raggruppamento temporaneo di imprese con mandataria Atlantis è stato accertato che in data 15 luglio 2004 è stata stipulata, tra l'amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato e la società Atlantis, mandataria del consorzio di imprese, la relativa convenzione».

Quindi, Gianfranco Fini, «concorrendo con i Tulliani nei rispettivi delitti contestati, può essere destinatario del provvedimento ablativo in proprio, nonché in virtù del principio solidaristico operante in materia, con riferimento ai reati commessi in concorso con i Tulliani il cui patrimonio si è rivelato insufficiente a coprire il valore del profitto illecito determinato».

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