"Un provvedimento tragicomico Fare beneficenza sarà più difficile"

Il direttore di TgLa7: "Conseguenze gravi su chi ricostruisce"

"Un provvedimento tragicomico Fare beneficenza sarà più difficile"

Enrico Mentana, il direttore del TgLa7 che, insieme al Corriere della Sera, ha raccolto i fondi (un milione di euro) per costruire il centro polivalente di Norcia, è decisamente irritato per la decisione dei magistrati di Spoleto di sequestrare l'immobile.

Cosa ne pensa direttore?

«Penso che sia un fatto tragico e comico insieme. E spero che poi, più avanti, resti solo comico. È una forzatura soprattutto per i suoi effetti immediati. Speriamo proprio che non ci sia bisogno di quella struttura (serve per ospitare gli abitanti in caso di scosse di terremoto, oltre a essere centro di aggregazione quotidiana) in tempi brevi. Dove andrebbero a ripararsi gli abitanti di Norcia?».

I magistrati sembrano sicuri del loro operato...

«Nessuno può mettersi sopra la legge. E, soprattutto, se c'è una denuncia di parte, la procura deve intervenire. Ma mi chiedo quale bisogno ci fosse di prendere un provvedimento così drastico. Mi chiedo perché non si potessero portare avanti le indagini senza ricorrere ai sigilli».

Lei ha mai avuto qualche dubbio sulla regolarità della costruzione?

«Ma figuriamoci. È stata realizzata in tempi record coinvolgendo il miglior architetto (Stefano Boeri) e le amministrazioni interessate, a tutti i livelli locali e nazionali, con i massimi criteri di sicurezza, nel punto individuato come più adatto per la fruibilità da parte dei cittadini. Figuratevi che, appena pronto, ha ospitato la sede della Protezione civile. E poi il Consiglio comunale e tante iniziative sociali».

Il motivo del sequestro è una questione burocratica. Secondo lei i giudici hanno esagerato?

«A mio avviso hanno fatto una scelta discutibile, facendo prevalere la macchina giudiziaria sull'interesse sostanziale della popolazione. È come se a persone che stanno morendo di sete non facessero arrivare l'acqua perché manca una licenza».

I giudici contestano che la struttura avrebbe carattere permanente e non temporaneo come stabilisce la normativa in caso di eventi sismici...

«Ma va'. È un impianto d'avanguardia, con un basamento a blocchi, concepito in modo tale da essere rimosso e ricostruito ovunque si voglia. I magistrati ora si lamentano di essere diventati dei capri espiatori, ma sono loro ad avere optato per le scelte più drastiche».

Quali conseguenze avranno queste decisioni?

«Due, molto gravi. La prima è che gli amministratori locali si sentiranno le mani legate e si guarderanno bene dal firmare qualsiasi delibera per timore di essere indagati. E stiamo parlando di zone in cui c'è tanto da ricostruire. La seconda è che la gente comune (come nel caso delle Ong) sarà sempre più restia a donare soldi per aiutare queste iniziative. Pensate alle persone che con generosità hanno partecipato alla raccolta fondi come si sentono sconcertati nell'apprendere le notizie su che fine hanno fatto i loro soldi».

Lei come pensa di intervenire?

«Raccontando tutto ai nostri telespettatori. Il mio dovere è fare luce sulla vicenda e tenere alta l'attenzione.

Anche perché ne va della nostra reputazione: noi, insieme al Corriere della Sera, abbiamo raccolto i fondi (8 milioni complessivi per il terremoto del 2016) e li abbiamo utilizzati a ragion veduta e in maniera tempestiva. E gli spettatori lo devono sapere».

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