«Pubblicare pure i cachet degli artisti»

Proposta del consigliere: «La segretezza è una cosa ridicola»

Massimo Malpica

Roma «Come premessa, trovo davvero bizzarro convocare una conferenza stampa di domenica, senza i dati del piano per la trasparenza e prima della riunione del cda di domani (oggi, ndr)». Non fa giri di parole Arturo Diaconale, componente del Cda Rai, pochi minuti dopo la fine dell'incontro con la stampa del dg Antonio Campo Dall'Orto e del presidente Monica Maggioni. Per la presidente, peraltro, tra i dati «trasparenti» ce ne saranno di più interessanti rispetto al capitolo stipendi ed emolumenti. «Non ho dubbi - attacca Diaconale - ma è l'aspetto degli emolumenti a colpire di più l'opinione pubblica, perché svela squilibri che sono patologici in Rai, e che in qualche caso si rinnovano pure».

Insomma la trasparenza non basta?

«Aspetto con curiosità la riunione del Cda. Ma orientativamente serve un piano di ristrutturazione aziendale che elimini gli squilibri, che ci sono e che da domani saranno anche pubblici».

Gli stipendi degli artisti restano tabù. Questione di legge. E di concorrenza.

«È una cosa ridicola, una delle sciocchezze della legge di riforma. Capirei in un mercato mondiale, ma sul mercato domestico la concorrenza sugli artisti riguarda sì e no 15-20 persone».

A proposito di stipendi, in 4 nel Cda non sarete negli elenchi online: la spending review prevede che lavoriate gratis perché pensionati. E se la Corte dei conti dovesse battere cassa contestando le assunzioni esterne?

«Abbiamo fatto ricorso. Scopriremo di avere ragione quando saremo scaduti come consiglieri. Certo se da non retribuito devo deliberare su retribuzioni stellari c'è uno squilibrio funzionale che non merita commento. Anche il rischio della magistratura contabile non può escludersi, dobbiamo garantirci con le assicurazioni che paghiamo di tasca nostra ed evitando di avallare cose incerte. Vedremo il Cda. Spero sia l'occasione per una maggiore condivisione. Se marca ancora di più la distanza tra consiglio e organi gestionali, il problema diventa grave».

Che ne pensa dell'emissione del bond per aggirare i tetti retributivi?

«Se si chiede ai

cittadini di contribuire a finanziare il servizio pubblico, è etico mantenere equilibrati gli emolumenti. Altrimenti chi glieli spiega quegli stipendi un po' eccessivi agli italiani che si ritrovano il canone in bolletta?».

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