La Russia vuole negare lo spazio aereo alle compagnie Ue e, forse, chiuderà l'unica vera porta dell'Europa verso lo spazio. Inevitabili e rovinose arrivano le reazioni di Mosca alle sanzioni europee. Se il pacchetto di misure ufficializzato ieri dalla Commissione europea rischia mette in difficoltà grossi gruppi energetici e finanziari russi, la reazione di Mosca - questo il ragionamento che si sta facendo a Bruxelles e a Roma - potrebbe provocare danni enormi al Vecchio continente. Quindi anche all'Italia.
Un primo segnale preoccupante è arrivato ieri. Se da una parte la tregua si è consolidata, con una telefonata tra Vladimir Putin e il premier ucraino Petro Poroshenko nella quale i due leader hanno concordando di proseguire i negoziati per una soluzione pacifica della crisi, il premier russo Dimitri Medvedev ha lanciato un duro avvertimento all'Europa. Mosca risponderà alle sanzioni «in maniera asimmetrica», ad esempio «limitando il traffico delle compagnie aeree europee sopra i cieli russi». Una contromisura dai costi altissimi, se si considera l'estensione della Russia e la difficoltà che avranno i vettori Ue a trovare rotte alternative che non la sorvolino. Una «cattiva opzione», nel senso di una ipotesi estrema, ha sottolineato Medvedev, anche perché Mosca sa che un blocco, anche parziale, comporterà inevitabilmente la bancarotta di molte compagnie e un effetto domino difficile da controllare.
Ma ci potrebbe essere dell'altro. Ieri a Bruxelles tutte le antenne erano rivolte verso la Russia, in attesa della reazione di Putin, che è data per certa anche se ci sono varie ipotesi e scenari possibili, oLtre a quello evocato da Medvedev. C'è ad esempio la possibilità che la Russia si metta in testa di colpire proprio dove l'Europa ha deciso di andare con la mano leggera, cioè nel settore dell'aerospaziale.
Le sanzioni ufficializzate ieri non riguardano, oltre alle esportazioni di energia, anche il settore dello spazio. Una scelta precisa, che ha come obiettivo quello di salvare collaborazioni e progetti strategici come Galileo, il programma di localizzazione satellitare made in Europe, che si è servito spesso di lanci con vettori russi.
Un blocco verso le attività spaziali per l'Europa potrebbe anche significare perdere la principale porta verso lo spazio (ad esempio per la messa in orbita dei satelliti). Ma anche l'accesso alla Stazione spaziale internazionale. Gli europei (e anche l'Italiano Luca Parmitano) sono sempre arrivati al satellite artificiale dedicato alla ricerca scientifica grazie a vettori russi Soyuz. In caso di un blocco, l'Ente spaziale europeo dovrebbe cercare alternative decisamente più costose. Più facile, visto lo stato delle economie continentali, rinunciare alla corsa allo spazio made in Europe .
Solo ipotesi per il momento. Ma l'escalation sanzioni-contromisure è già iniziata da qualche mese, con ricadute anche in Italia dove già si sentono gli effetti negativi della prima raffica di misure Ue contro la politica di Putin in Ucraina. In agosto i primi segni meno su turismo agroalimentare made in Italy . Ieri il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha risposto al governatore della Lombardia Roberto Maroni che aveva annunciato l'intenzione di chiedere i danni al governo per i mancati introiti delle aziende lombarde in seguito alla crisi fra Ucraina e Russia. «Ad oggi - ha precisato il ministro - le risorse chieste all'Unione europea vanno direttamente alle imprese e sono stati raccolti 250 milioni di euro per i settori più coinvolti come quello ortofrutticolo e lattiero caseario».
Ma soffrono anche le piccole e medie imprese artigiane che hanno denunciato «il blocco dei pagamenti ai fornitori per lavori già fatti o in fase di consegna» a committenti russi.
Il segretario generale della Confederazione libere associazioni artigiane italiane Marco Accornero ha ricordato come «l'embargo di molti prodotti e merci, sta già favorendo di fatto la concorrenza agguerrita di Cina, India e Sudamerica. Ora - ha aggiunto - al danno si aggiunge una beffa ancora più pesante e cioè il blocco dei pagamenti».
Problemi anche per
le grandi imprese. In agosto sono crollate le vendite di vetture utilitarie in russi. Il 25,8% in meno nei confronti dell'agosto 2013. Una brutta notizia per i colossi asiatici , ma anche per Germania e Italia e Francia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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