"Punite quegli stupratori, oppure ci penso io"

Lo sfogo del padre della vittima. Il gip convalida i fermi dei due rom: "Violentatori feroci"

"Punite quegli stupratori, oppure ci penso io"

«Devono fare i conti con la giustizia», dicono i parenti delle giovani vittime di Mario Seferovic e Maikon Bilomante Halilovic. Almeno è quello che sperano. Il padre di una delle due è sconvolto e teme soprattutto che il giovane stupratore la faccia franca.

«A quel rom ci pensi la legge o lo farò io», minaccia. E il profilo Facebook di Seferovic, che lui riempiva di selfie in pose da gangster, ora è pieno zeppo di insulti. Le famiglie dei due sinti, invece, li difendono imperterrite.

L'autore materiale dello stupro, Mario Seferovic, 21 anni, in Rete si faceva chiamare «Alessio il sinto», ed era famoso per gli atteggiamenti da duro. Tanto che con gli amici si paragonava spesso a Johnny lo zingaro, come Giuseppe Mastini, il famigerato malavitoso che nell'87 aveva tenuto in scacco polizia e carabinieri in una notte di follia e morte sulle strade della capitale. Un soprannome che a Roma ha ancora un'eco sinistra, ma che per Alessio era un vanto.

Le gesta di Johnny lo Zingaro, tra l'altro, ebbero luogo nella stezza zona di Roma, tra la Nomentana e il Collatino, dove le due giovanissime vittime sono state violentate selvaggiamente per un'ora il 10 maggio scorso da Seferovic con il suo complice.

Con le ragazzine che «rimorchiava» su Facebook, Mario diceva persino di far parte della famiglia «nomade» dei Casamonica. Un clan famoso, tra arresti e sequestri principeschi, per il funerale regale del capostipite Vittorio Casamonica, il «re di Roma», celebrato nel 2015 al Tuscolano con tanto di carro funebre trainato da cavalli. Per gli inquirenti fra i miti di Mario c'era anche «Scarface», il narcos cubano interpretato da Al Pacino in un film diventato leggenda.

Oggi lui e il complice dovranno rendere conto di tutto agli inquirenti. È fissato per stamattina infatti, l'interrogatorio di garanzia dei due arrestati. Diverse le posizioni di Mario Seferovic e di Maikon Bilomante Halilovic, detto «Cristian», 20 anni. Il primo ha dato appuntamento in chat a Francesca chiedendole di portare un'amica.

«Altrettanto faccio io», le avrebbe scritto. Una volta nel campetto le due ragazzine sarebbero state prima ammanettate da entrambi, poi violentate, ma solo da Mario.

«Con una ferocia non comune e un'estrema freddezza e determinazione», scrive il gip Costantino De Robbio sull'ordinanza di arresto. Oggi ci sarà anche la convalida del provvedimento di custodia cautelare, verosimilmente in carcere visto il pericolo di fuga.

Ma le indagini non lascerebbero dubbi: un quadro nitido in cui emerge la responsabilità diretta e programmata, quantomeno di Seferovic. Per il procuratore aggiunto Maria Monteleone c'è quanto basta per parlare di premeditazione, ferocia e mancanza di scrupoli.

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