Qatargate

Qatargate, ora si indaga sugli affari in Grecia della coppia Kaili-Giorgi

Tra gli investimenti non dichiarati, un lotto per una villa con piscina sull'isola di Paros

Qatargate, ora si indaga sugli affari in Grecia della coppia Kaili-Giorgi

L a pista dei soldi parte da Bruxelles e dalla Grecia. A nove acri nell'isola di Paros, dove costruire una villa con piscina. Sarebbero stati «l'ultimo» investimento della coppia Eva Kaili e Francesco Giorgi, e che sono ora sotto la lente degli investigatori in un'inchiesta aperta ad Atene, parallela al Qatargate. L'acquisto del lotto, come riportato dai media greci, risale a nove mesi fa, per un costo di 300mila euro. Un affare che sarebbe avvenuto in concomitanza con la società immobiliare costituita da Kaili e Giorgi con sede a Kolonaki, il quartiere di Atene a due passi dall'ambasciata italiana: la scorsa estate i due avrebbero visitato la zona con l'obiettivo di sviluppare la proprietà in questione per il suo sfruttamento commerciale. La villa doveva sorgere su quel terreno con piscina e seminterrato: i progetti sarebbero stati già presentati all'assessorato all'Urbanistica del Comune di Paros. Ma al centro delle indagini ora c'è tutto il patrimonio dell'ex vicepresidente del Parlamento europeo e della sua famiglia. Verifiche, secondo alcuni media ellenici, sarebbero in corso anche sull'ong fondata dalla sorella di Eva, Matalena Kaili.

Gli investigatori greci sarebbero controllando i finanziamenti e i flussi di denaro della ong, «Osservatorio giuridico europeo per le nuove tecnologie Elontech», fondata nel 2017. La società, secondo i media, dichiara la propria sede a Kolonaki nello stesso edificio in cui ha sede la società immobiliare fondata dall'eurodeputata. Le due sorelle avrebbero presenziato anche agli eventi dell'ong al Parlamento europeo. Gli inquirenti stanno cercando di capire se Eva Kaili e per estensione la Ong della sorella siano stato il «veicolo» per attrarre programmi europei che sono sovvenzionati al 100%, fino a 15 milioni di euro. Il legale della ex vicepresidente Michalis Dimitrakopoulos, nega: la Elontech «non è una ong e non ha ricevuto un euro di finanziamenti». Si tratta, afferma l'avvocato in una dichiarazione, di aun'iniziativa giuridica di scienziati e ricercatori nel campo del diritto e delle nuove tecnologie» e «non è una entità legale».

Intanto Maria Dolores Colleoni, moglie dell'ex eurodeputato del gruppo S&D Pier Antonio Panzeri in carcere a Bruxelles con le accuse di corruzione e riciclaggio, comparirà domani davanti alla corte d'appello di Brescia dopo il fermo su mandato di arresto europeo. Per la giustizia belga moglie e figlia dell'europarlamentare del Pd e poi di Articolo Uno - definito componente di «un'organizzazione criminale» che sarebbe stata finanziata da Marocco e Qatar - sarebbero state «pienamente consapevoli delle attività» dell'uomo. Per la figlia l'udienza è fissata per martedì: «Sono incredule, sono due persone che non hanno mai avuto nessun problema con la giustizia. Sono estranee a tutto» quello che le viene contestato, dice il loro avvocato.

Nell'abitazione della famiglia Panzeri a Calusco d'Adda sono stati trovati, nelle perquisizioni eseguite dalla procura di Milano, 17mila euro e orologi di valore. Denaro e oggetti preziosi su cui le donne non avrebbero fornito spiegazioni.

Sarebbero invece cifre definite «consistenti» quelle sui primi dei sette conti italiani che la Guardia di Finanza, delegata Procura di Milano in esecuzione di un ordine di investigazione europeo, riconducibili all'ex europarlamentare Panzeri, al suo ex collaboratore Francesco Guidi e a Luca Visentini, segretario generale della confederazione internazionale dei sindacati.

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