Quaderni, pile e shampoo "vietati". Nei supermercati è caos acquisti

Federdistribuzione: limitazioni senza senso, il decreto dice altro

Quaderni, pile e shampoo "vietati". Nei supermercati è caos acquisti

La spesa on line è fuori discussione, anche solo provarci è un'impresa. Coda infinita, le stime più funeste raccontano di tempi biblici, aprile dice qualcuno. E allora non resta che infilarsi mascherina e guanti e affrontare la coda per entrare al supermercato. Corsie belle piene e felicemente assortite. E invece ecco quelle strisce bianche a circondare scaffali interi: «Vietata la vendita per questi articoli». Blocchi sui prodotti non alimentari o «di prima necessità». È la risposta di Esselunga, Carrefour, Eurospin, diversi punti vendita della grande distribuzione in base alle norme contenute nell'ultimo decreto del Governo che dispone la possibilità di vendere solo beni di prima necessità. Divieto di comprare biancheria, quaderni o pennarelli, articoli per il giardinaggio, shampoo, bagnoschiuma, pile, spray anti zanzare. Non si può toccare niente. Peccato perché a voler vedere le zanzare, causa i caldo di questi giorni, si sono già affacciate nei giardini dei condomini milanesi. «Limitazioni che non hanno molto senso - dicono dalla Federdistribuzione, la definizione dei prodotti necessari - e dunque consentiti, lascia spazio a diverse interpretazioni che creano confusione. Chi stabilisce che un detergente non sia necessario? Non solo. Il divieto riguarda il sabato e la domenica, quindi costringe i clienti a ripresentarsi in giorni feriali creando ulteriori code».

Sui social diversi genitori raccontano di essere stati bloccati alle casse con quaderni o matite colorate, strumenti necessari ai loro figli per fare i compiti. Altri in coda si sono visti requisire cucchiai di legno per lo stesso motivo. Qualcuno parla di concorrenza sleale nei confronti di esercizi che sono invece costretti dal decreto alla chiusura forzata. Ma è ancora la Federdistribuzione che fa chiarezza sul tema: «Basterebbe essere fedeli al decreto dell'11 marzo che regolamenta le aperture sulla base delle attività e non sulle merci da vendere. Non c'è infatti specificità sui prodotti». Un falso problema dunque che però ha generato non pochi problemi soprattutto alle famiglie già sottoposte a dura prova in questo momento.

«Dobbiamo essere liberi di vendere tutto quello che è sui nostri scaffali perché non ci è possibile creare confini tra le diverse categorie di prodotti dentro i punti vendita», afferma l'amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese sottolineando la difficoltà di «creare e gestire, aree interdette al pubblico per la vendita di prodotti non alimentari all'interno di supermercati e ipermercati, in quanto spesso non esistono vere e proprie aree riservate a quelle categorie merceologiche». Senza considerare che i limiti obbligherebbero i clienti ad uno spazio ristretto e quindi sarebbe difficile rispettare la distanza. Di diverso avviso i sindacati. «Chiediamo che nei supermercati sia consentito solo ed esclusivamente l'acquisto generi di prima necessità, impedendo alla clientela di girovagare nei negozi in cerca di generi assolutamente inutili. Basta, fare la spesa non è l'occasione per uscire di casa». Intanto Alessio Labio, responsabile Cgil Ccnl per il Terziario lancia l'allarme per i lavoratori del settore: «Rischi fortissimi: basta immedesimarsi in un addetto alle vendite di un supermercato per capire cosa significa».

«Siamo allo sbaraglio»; «siamo allo sbando»; «siamo in balia dei clienti», dicono le commesse e i cassieri che si sentono dimenticati ma che si ritrovano ad alto rischio Covid 19 e a gran voce chiedono al Governo «tamponi immediati oltre a guanti e mascherine anche tute protettive».

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