Una diagnosi che non lascia scampo: tumore al pancreas incurabile. E il mondo gli crolla addosso all'improvviso. La malattia, il ricovero, gli ultimi giorni di vita in un letto di ospedale. Fabio ha 66 anni e ha perso la voglia di lottare. Non parla con nessuno, non sorride, ha smesso di mangiare. Fino a quando, un giorno, non si rivolge agli infermieri con una richiesta, quasi implorandoli: «Vorrei abbracciare il mio cagnolino».
La coordinatrice infermieristica è un'esperta di pet therapy, quella speciale terapia che prevede l'utilizzo di animali domestici per coadivare le cure farmacologiche ai pazienti. E così, qualche giorno, al termine di un doveroso protocollo di sicurezza sanitaria, Fabio viene accontentato. Nel reparto di oncologia dell'ospedale di Mirano arriva Birillo, il suo meticcio di 8 anni. È un attimo. Appena vede il suo padrone Birillo salta sul suo letto impazzito di gioia e Fabio torna a sorridere. Coccole, abbracci, carezze e finalmente, dopo tanta sofferenza, un po' di buonumore. «Un pomeriggio che per me ha equivalso a dieci anni di vita. Mi avete regalato una giornata meravigliosa», ha detto commosso al personale dell'ospedale.
Fabio non ce l'ha fatta, la sua battaglia contro la malattia era impossibile da vincere. Ma quella giornata, quei momenti trascorsi con il suo fedele amico a quattro zampe lo hanno segnato nel profondo, tanto da voler lasciare in dote quella gioia per gli altri pazienti. Così ha chiesto alla moglie e al personale che quell'esperienza non rimanesse un episodio isolato ma che fosse portata avanti anche dopo la sua morte. E da oggi la pet therapy per i malati oncologi e lungodegenti dell'ospedale di Mirano è diventata una realtà. «Dopo aver condiviso tra noi operatori del reparto, insieme a Fabio e la sua famiglia, che l'incontro col cagnolino Birillo aveva avuto affetti molto buoni dal punto di vista psicologico ma anche fisico, abbiamo deciso di far partire questa iniziativa», ha detto il primario di Oncologia Giuseppe Azzarello.
Effetti benefici che vanno ben oltre ogni immaginazione. «Fabio era malinconico, taciturno, apatico. Si rivolgeva a noi solo per richiedere altri farmaci per alleviare le sue pene. Dopo l'incontro con Birillo ci ha detto che sentiva meno dolori e ha ricominciato a parlare e ad interagire», racconta la coordinatrice infermieristica Vallì Calzavara. «È ormai comprovato quali siano gli effetti benefici e terapeutici che gli animali possono stimolare nei malati. Soprattutto quando l'animale è per noi parte della famiglia, lo consideriamo come un nostro caro - ha continuato il direttore generale della Ulss 13 Giuseppe Dal Ben -. In questo modo possiamo portare nei pazienti gravi e nei loro famigliari alcuni momenti sereni e di speranza».
E così Birillo è diventato il simbolo della campagna promossa dall'ospedale per regalare un sorriso ai lungodegenti. Nel ricordo del padrone che non c'è più e che ha voluto far sapere a tutti prezioso possa essere l'amore che un cagnolino è in grado di trasmettere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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