Quando De Benedetti voleva creare Forza Italia

Nel '91 l'Ingegnere preparava un partito, ma il Cavaliere gli guastò i piani

Quando De Benedetti voleva creare Forza Italia

Stefano Zurlo - La «rivoluzione senza sangue». Fuor di metafora, un nuovo partito pronto a prendere il potere. Nella primavera del '91, dopo il crollo del Muro ma prima dell'incipit di Mani pulite, Carlo De Benedetti e Cesare Romiti, con la probabile benedizione dell'avvocato Agnelli, tramavano per rifondare lo scricchiolante edificio della politica italiana. E per consegnare alle teste d'uovo della vecchia sinistra azionista le chiavi di Palazzo Chigi. Dove si sarebbe insediato Carlo Azeglio Ciampi con la benedizione di schegge importanti del vecchio Pci e della sinistra democristiana.Non era una fiction ma un progetto avanzato che De Benedetti spiegò senza tanti giri di parole a Paolo Cirino Pomicino in quei mesi preinsurrezionali. E che l'ex ministro democristiano lascia balenare in un passaggio del suo ultimo libro, La repubblica delle giovani marmotte (Utet): «Gli ideologi del nuovo pensiero politico, De Benedetti e Romiti in prima linea, furono cosi umiliati nell'anno del Signore 1994, dalla vittoria di un dilettante - più-dilettante di quelli che avevano promosso la rivoluzione senza sangue, della quale De Benedetti mi aveva anticipato il disegno nella primavera del '91».Sì, è il paradosso che l'Italia visse in quegli anni: De Benedetti & soci avevano inventato una sorta di Forza Italia, naturalmente modellata sulle esigenze della sinistra giacobina e giustizialista, ma la creatura ancora in fasce fu uccisa dall'irruzione di Berlusconi e della sua Forza Italia che nel '94 sconfisse la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto. Dietro Occhetto c'erano De Benedetti e la borghesia dei salotti buoni, con forti agganci nella sinistra Dc e nel nascente Pds.Commenta oggi Cirino Pomicino: «Nella primavera del '91 mi incontrai con De Benedetti che mi disse: Stiamo creando un nuovo partito, vuoi fare il mio ministro? Io la presi sul ridere: Mi hai preceduto, sto lavorando a un nuovo soggetto imprenditoriale, vuoi fare il mio imprenditore? Pensavo sarebbe finita lì e invece venti-trenta giorni dopo ottenni altre informazioni e mi resi conto che il disegno era assai dettagliato». L'idea era quella di dare la leadership del Paese ai tecnici, espressione di quella borghesia. E di utilizzare il vecchio corpo del Partito comunista per dare spessore al progetto e garantirgli i numeri o se si preferisce, le truppe di sfondamento.Insomma, si puntava a mettere insieme democristiani e postcomunisti, impresa oggi realizzata nel Pd, ma la stanza dei bottoni sarebbe stata affidata ai tecnici, ai tecnocrati, agli eredi dell'azionismo.«Ma - prosegue Cirino Pomicino - molti fra gli autorevoli imprenditori responsabili dell'originario disegno per far saltare in aria il sistema dei partiti furono azzannati dalla bestia che avevano aizzato».

Mani pulite entrò anche in quei salotti vellutati, lo stesso De Benedetti fu arrestato anche se per poche ore dai magistrati di Roma, il vuoto fu infine riempito con sorprendente tempismo dal più dilettante dei dilettanti, quel Silvio Berlusconi che alla fine sbaragliò la sinistra e bloccò il partito delle élite. La guerra fra l'Ingegnere e il Cavaliere sarebbe invece andata avanti fino ai nostri giorni.

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