Roma. «È una vita che Giorgio Napolitano ha speso per dare ai giovani certezze sul presente e speranze per il futuro e garantire pari opportunità per tutti gli italiani». Sono passati poco più di tre anni, ma sembra un secolo da quando Eugenio Scalfari nelle sue articolesse domenicali non ometteva mai un riferimento al capo dello Stato che, responsabilmente, difendeva la stabilità dalle intemerate di destra e di sinistra.
Oggi non è più così, visto che non c'è più «un'impeccabile vigilanza sul funzionamento degli organi costituzionali» da sottolineare anche in caso di ribaltamento di un governo democraticamente eletto o di una Finanziaria vergata sotto dettatura del Quirinale. Era l'estate del 2011 e Pier Luigi Bersani, allora segretario del Pd, ringraziava pubblicamente Napolitano «per il ruolo che sta svolgendo in questo momento non facile per l'Italia». Solo molto dopo si sarebbe saputo che il segretario dem era stato informato dal Quirinale del progetto di rovesciamento dell'esecutivo Berlusconi. Due anni dopo fu la volta del vice di Bersani, Enrico Letta. Fatto fuori Pier dai 101 franchi tiratori e rieletto Napolitano disse: «Al presidente della Repubblica confermiamo fiducia piena e profonda gratitudine. Non mancherà il nostro supporto responsabile alle decisioni che prenderà», affermò forse sapendo di essere il prescelto per Palazzo Chigi.
Come ha detto Rosy Bindi, molti hanno «taciuto per rispetto del suo ruolo quando era capo dello Stato». Soprattutto gli ulivisti come lei o i prodiani come Franco Monaco che un ex Pci al Quirinale non l'ha mai digerito. Insediato Mattarella, è caduto ogni tabù e alla prima, vera e propria esternazione sono partite le raffiche di mitra. Sorprende che Giorgio Napolitano non sia stato difeso da ex militanti del Bottegone come l'ex capo della Fgci, Gianni Cuperlo. Nel dicembre 2013, quando Re Giorgio pronunciò il penultimo messaggio, ebbe a dire: «Il Pd fa proprio il messaggio di speranza del capo dello Stato». Oggi nulla. E pensare che ospite di una puntata di Servizio pubblico fu proprio Cuperlo (e per interposta persona Bersani) a difenderlo dagli attacchi di Michele Santoro e di Marco Travaglio.
«Il presidente della Repubblica in questi anni è stata la figura di garanzia del nostro ordinamento», disse. Le sue ingerenze, allora, erano solo «la flessibilità del ruolo del capo dello Stato prevista dai nostri padri costituenti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.