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Quando il Pd contestava l'azione delle Ong. "Sono privati e non possono creare corridoi"

Il documento del 2017 del democratico Latorre, sostenuto pure da Minniti

Quando il Pd contestava l'azione delle Ong. "Sono privati e non possono creare corridoi"

Ma la sinistra che oggi difende le Ong è la stessa che ieri voleva metterle in riga? Le carte ci danno la risposta. Non quelle di una cartomante, ma quelle di Palazzo Madama. Era il 24 marzo 2017 quando il dem Nicola Latorre, all'epoca presidente della commissione Difesa del Senato, annunciava l'avvio di una indagine conoscitiva su quello che succedeva nel Mediterraneo. Così dal 28 marzo, la quarta commissione permanente della Difesa si riunisce ben 17 volte e il 16 maggio 2017 approva il documento finale dal titolo: «Sul contributo dei militari italiani al controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo e l'impatto delle attività delle organizzazioni non governative». E sapete quali sono i punti salienti scritti nero su bianco?

Innanzitutto che «in nessun modo può ritenersi consentita dal diritto interno e internazionale, né peraltro desiderabile, la creazione di corridoi umanitari da parte di soggetti privati, trattandosi di un compito che compete esclusivamente agli Stati e alle organizzazioni internazionali o sovranazionali». Insomma, no ai corridoi umanitari organizzati dalle Ong, che dovrebbero operare esclusivamente in una cornice regolamentata e coordinata dalle autorità italiane.

Inoltre, «dal momento che i soccorsi effettuati non possono prescindere dal contatto con le autorità italiane, si rende necessaria una razionalizzazione della presenza delle ONG, che potrebbe portare a un aumento dell'efficienza dei soccorsi e dei margini per salvare vite con la contestuale riduzione delle relative imbarcazioni nell'area, peraltro dalle caratteristiche tecniche molto variegate». La stretta riguarda anche la trasparenza e l'introduzione di una sorta di white list. «Si dovranno adottare disposizioni - recita il testo - che obblighino le Ong interessate a rendere pubbliche nel dettaglio le proprie fonti di finanziamento, oltre che i profili e gli interessi dei propri dirigenti e degli equipaggi delle navi utilizzate».

Per non inficiare la lotta ai trafficanti di esseri umani, il Senato ravvisa poi la necessità di «consentire l'intervento tempestivo della polizia giudiziaria», permettendo anche che possa salire a bordo e di «potenziare la forza e gli strumenti investigativi, favorendo ad esempio l'intercettazione dei telefoni satellitari».

Nel documento ci sono infine aspre critiche nei confronti di Malta e Tunisia, colpevoli di non rispondere alle chiamate di soccorso e di non intervenire nelle loro acque Sar, lasciando interamente all'Italia l'onere dei salvataggi. Come se non bastasse, il presidente dem Latorre rincarava la dose annunciando la chiusura dei porti per quelle Ong che non si sarebbero mostrate collaborative. E neanche un mese dopo l'approvazione, un altro esponente dem, il ministro dell'Interno Marco Minniti, esprimeva soddisfazione per il documento prodotto dal Senato e lanciava questa provocazione: «Io vorrei che una nave, una soltanto, si dirigesse in un altro porto europeo, certo non risolverebbe i nostri problemi ma sarebbe il segnale di un impegno solidale dell'Europa».

Non sappiamo se qualche capitano raccoglierà il suo auspicio, ma speriamo di aver fatto un favore al Pd, rispolverandogli la memoria.

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