Roma - Stefano Parisi, lei è stato uno degli architetti della candidatura Musumeci. Quale lezione trarre da quella vittoria?
«Una positiva e una negativa. Il centrodestra se trova un buon candidato vince e Musumeci era l'unica persona che poteva davvero rappresentare un valore aggiunto. Quella negativa è che tre milioni di persone o non hanno votato o hanno votato M5s».
Come si fa a recuperare questo elettorato?
«L'Italia è in una situazione drammatica, serve un mandato largo per poterla governare davvero. Serve un'offerta nuova sullo scaffale della politica».
Lei con Energie per l'Italia si candida a intercettare coloro che voltano le spalle alle urne.
«Vogliamo portare aria fresca, idee e persone capaci. Il 25 e 26 novembre a Napoli e il 2 e 3 dicembre a Milano completeremo il nostro programma e presenteremo i nostri compagni di viaggio. Stiamo anche già raccogliendo migliaia di disponibilità sul territorio a firmare per le nostre liste».
Nel centrodestra sembra stia nascendo un polo cattolico e uno laico da affiancare a Fi, Fdi e Lega. Lei potrebbe aderire a uno di questi soggetti?
«La nostra è una casa aperta al contributo di tutti. Ma serve una proposta nuova per recuperare il voto di chi non ha più fiducia nella politica Abbiamo una componente parlamentare alla Camera e ci sono tanti amici che ci aiutano. Vogliamo esprimere idee nuove, senza deviare verso il nuovismo».
Cosa le chiedono le persone che incontra per l'Italia?
«Un impegno politico sano non finalizzato a occupare poltrone. Vogliono il rispetto della dignità e della funzione propria della politica».
La soglia del 3% vi spaventa?
«Se parti facendo questi calcoli allora cambiare la politica italiana diventa impossibile».
Quale spazio politico può occupare Energie per l'Italia?
«Vogliamo essere una forza che dice la verità agli italiani, su come stanno davvero le cose e su ciò che è necessario fare. La sinistra è chiusa in se stessa, non parla al Paese. Se prima i leader cercavano di incarnare istanze moderate e ragionevoli, ora si sta spostando l'asse della coalizione e della proposta politica molto a sinistra. Ci si sta orientando verso un programma che prevede più spesa pubblica, più immigrazione con lo ius soli, più tasse sulla casa. Questo significa che si apre uno spazio enorme per il centrodestra».
Come si fa a costruire una coalizione credibile?
«In Sicilia l'unità è stata trovata un po' obtorto collo. Invece ora c'è la possibilità di fare un lavoro più profondo e serio, partendo da due presupposti: il vincolo di mandato perché non si possono chiedere i voti con il retropensiero di sciogliere la coalizione, quindi un impegno chiaro che per cinque anni non si farà un governo con la sinistra. E poi un programma che guardi si agli anziani, ma anche e soprattutto ai giovani e alle donne».
Chi le piacerebbe come candidato nel Lazio?
«Bisogna cercare un Musumeci del Lazio, una persona in grado di portare valore».
Il dialogo con l'area lombarda di
Alternativa Popolare è chiuso?«Se Lupi e Lombardia Popolare vogliono una casa che li valorizzi potremo fare un buon lavoro. A livello nazionale la scelta di Alfano di stare a sinistra in Sicilia ha chiuso il discorso».
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