Cronache

Quanto è Fico fare impresa come Farinetti. Lascia a casa 90 collaboratori neoassunti

Il megastore di Bologna non rinnova gli interinali. Ma l'azienda sminuisce

Quanto è Fico fare impresa come Farinetti. Lascia a casa 90 collaboratori neoassunti

Che anche il Re Mida dell'agroalimentare italiano, Oscar Farinetti, stavolta abbia fatto il passo più lungo della gamba? La sua nuova Disneyland del cibo fuori Bologna, battezzata Fico perché anche il nome dev'essere brillante (sta per «Fabbrica Italiana contadina», fa figo anche citare la civiltà contadina), non sembra decollare come le altre creature dell'inesauribile imprenditore di Alba, già grande sponsor renziano. Fico ha chiuso l'anno, dopo un mese e mezzo dall'inaugurazione (in pompa magna col premier Gentiloni e ministri), con 500mila visitatori. Tanti o pochi per un megaparco alimentare di 100mila metri quadri, 45 ristoranti e 48 punti vendita? Per Farinetti&Co i risultati sono in linea con le aspettative, anzi addirittura un filino meglio dicono, anche se probabilmente non è stata la partenza col botto che si immaginavano. Ci vuole un po' di pazienza: «Fico è una macchina nuova che fa i 300 all'ora e noi abbiamo appena preso la patente» ha detto il gran capo di Eataly. In effetti, finito il periodo natalizio, la supercar di Farinetti sembra aver rallentato. Ed ecco che novanta collaboratori interinali (ma per l'azienda sono meno) a cui scade il contratto non saranno rinnovati. «Che non ci rinnovano ce l'hanno detto due giorni fa» dice una cassiera a Repubblica Bologna. «Siamo molto stupiti per il modus operandi con cui Fico-Eataly World ha gestito la questione del personale interinale protesta il segretario della Uil Emilia Romagna, Giuliano Zignani - Eataly ha sottoscritto un protocollo per la tutela dell'occupazione, e il Comune di Bologna si è fatto garante di questo accordo». Alla società risultano invece solo 30 gli interinali che non verranno confermati, e il taglio è spiegato come un fisiologico adattamento ad un periodo più fiacco. «La cosa - spiega Tiziana Primori, l'amministratrice delegata di Eataly World Bologna - rientra in una normale turnazione che rispecchia i cicli di affluenza. L'andamento non è sempre uguale durante l'anno ed è normale che quando c'è calo ci sia anche un minor bisogno di personale. Per intenderci: dicembre non è gennaio. Una decrescita fisiologica c'è sempre». Più amareggiato dall'accusa di non rispettare gli accordi sindacali è Oscar Farinetti (che pochi anni fa tuonava «l'imprenditore che non stabilizza i precari è un bastardo»). Ora risponde: «Bisogna volergli bene a posti come questo, abbiamo creato 900 posti di lavoro. È normale che gli interinali calino e aumentino, servono a questo, non perdiamo tempo in polemiche inutili. Vedrete come si riempirà questo paco nei mesi estivi con i turisti stranieri». Proprio quelli che sono mancati finora, solo il 10% dei visitatori nell'ultima rilevazione resa pubblica. Va detto che la stampa estera non ha aiutato Farinetti. Il britannico Guardian ha stroncato il super-Eataly bolognese: «Lascia l'amaro in bocca, è un po' come andare dentro un megamarket in stile americano» ha scritto. Anche il tedesco Der Spiegel ha storto il naso («Il gigantismo di questa Disneyworld del cibo ha dei limiti»).

Ma lo stesso Farinetti ha riconosciuto degli errori nella partenza («Occorre migliorare l'accoglienza, abbiamo sbagliato la cartellonistica»), ma ci vuole altro per togliergli l'ottimismo.

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