Napoli L'allarme era arrivato nel primo pomeriggio da una delle simpatizzanti storiche di Luigi de Magistris. Un avvocato esperto di diritto dei minori che aveva scritto preoccupata su Facebook: «La manifestazione procede tranquilla, ma certi personaggi provenienti direttamente dagli stadi, con cappucci e caschi cosa hanno a che fare con noi? Qual è il loro credo politico? Chi li ha mandati qui?». Ecco, è una domanda destinata a non avere risposta perché gli scontri sono frutto di una strategia militare pianificata con grande attenzione di cui nessuno si assumerà la paternità. Non solo i centri sociali, quelli a cui de Magistris ha permesso di occupare una dozzina di edifici pubblici per trasformarli in luoghi di bivacco, ma probabilmente anche «black bloc» con una specifica preparazione paramilitare.
La galassia degli antagonisti, da sempre vicina alle posizioni del primo cittadino (a sua volta ex pm e giudice del Riesame, quindi uomo di legge), è formata da esponenti di associazioni neoborboniche, revansciste, identitarie e da vera e propria teppaglia che orbita attorno al mondo dell'underground. Il rapporto tra sindaco e centri sociali è tra gli «asset» elettorali e politici più importanti del governo arancione. La giunta di Palazzo San Giacomo e la stessa macchina burocratica tollerano da sempre situazioni di enorme illegalità a opera di gruppi più o meno organizzati che fanno il bello e il cattivo tempo in città. Il caso più emblematico è quello della delibera comunale che ha assegnato l'ex asilo Filangieri, struttura del valore di oltre 10 milioni di euro nel centro storico, ai centri sociali che l'hanno occupata dal 2012.
Una sorta di «cambiale elettorale» pagata perché da un lato, con la scusa delle presunte attività culturali, la giunta ha ratificato che un bene comune diventi di uso esclusivo di no global e indignados vari senza bando pubblico (come invece dovrebbe essere); dall'altro, gli occupanti hanno dato un importante contributo alla vittoria al secondo turno, alle ultime amministrative, di Giggino.
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