Politica

Quegli intrighi con gli "007": il Copasir convoca il premier

Il Comitato vuole sentirlo sui pescatori in Libia e sul ruolo dei Servizi nella "caccia" ai senatori per la fiducia

Quegli intrighi con gli "007": il Copasir convoca il premier

I guai del governo Conte e dei suoi collaboratori non passano sotto silenzio. A presentare i conti al premier è infatti il Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir), presieduto dal leghista Raffaele Volpi, che nei prossimi giorni audirà diverse persone relativamente a fatti che negli ultimi mesi hanno destato non pochi dubbi riguardo alla correttezza dell'operato dei membri dell'esecutivo e di chi opera a loro stretto contatto. Le voci relative all'interessamento da parte di componenti del comparto intelligence alle attività parlamentari afferenti alla tenuta del governo hanno indotto l'intero comitato, all'unanimità, a manifestare l'esigenza di ascoltare il direttore generale del Dis, prefetto Gennaro Vecchione, riservandosi anche ulteriori audizioni di approfondimento. I bene informati assicurano anche che si cercherà di capire il perché il presidente del Consiglio, che ha tenuto finora per sé la delega ai Servizi, sta ritardando le nomine dei vicedirettori di Aisi e Aise. Il tutto nonostante sullo scacchiere i nomi dei papabili, tra i quali spiccano personaggi di spessore, siano ben noti da tempo. Nomi sui quali, peraltro, proprio il Movimento 5 stelle a più riprese pare aver fatto avere ai media indiscrezioni volte, dicono soggetti vicini ai pentastellati, a favorire o meno alcuni dei candidati. Conte due giorni fa alla Camera aveva chiarito: «Mi avvarrò della facoltà, che la legge mi accorda, di designare un autorità delegata per l'Intelligence, di mia fiducia». Per poi specificare: «Sono stati giorni difficili e le polemiche politiche hanno coinvolto anche, purtroppo, il comparto di intelligence. Siete tutti parlamentari, se avete delle richieste di verifica e controllo, ci sono i vostri colleghi del Copasir, ma teniamo fuori il comparto di intelligence dalle polemiche».

Sotto torchio finirà anche il portavoce dell'avvocato Conte, Rocco Casalino, che da tutti pretende, secondo i bene informati, di farsi chiamare «ingegnere». La sua «ingegneria» non fu però ben applicata in Libia, dove l'ex partecipante del Grande fratello volò il 17 dicembre, insieme a Conte e al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, per trattare con il generale Khalifa Haftar per la liberazione dei 18 pescatori di Mazara del Vallo. Prima del decollo per Bengasi i servizi raccomandarono a tutti di spegnere il telefono per evitare il rischio di geolocalizzazione da parte di gruppi armati in una zona considerata di guerra e ad alto rischio. Casalino, forse preso dall'impeto di voler comunicare ai giornali la grandezza dell'impresa, non si attenne ai dettami del briefing pre partenza, ma si preoccupò di inviare a 18 giornalisti italiani, quelli probabilmente più fidati, la posizione in tempo reale con un messaggio WhatsApp. La cosa pare avesse fatto adirare e non poco il capo dell'Aise, Gianni Caravelli, impegnato in quel periodo coi suoi uomini, in silenzio e senza bisogno della ribalta del palcoscenico mediatico, a risolvere la complicata vicenda. Al rientro in Italia Casalino fu costretto a chiamare, probabilmente su indicazione dei Servizi, ogni singolo giornale italiano (compreso il nostro) attribuendo la cosa a un mero errore. Il comportamento del portavoce, che si tratti di errore o meno, mise a rischio la vita dei componenti della delegazione.

Ecco perché il Copasir ascolterà sulla vicenda Conte, Di Maio, Caravelli e lo stesso Casalino.

Speriamo stavolta senza bisogno di smentite.

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