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Quei divi di Hollywood che danno l'Oscar a Trump

Il discusso repubblicano aspirante alla Casa Bianca incassa l'endorsement di attori e attrici di successo. Alla faccia degli snob

Quei divi di Hollywood che danno l'Oscar a Trump

Dimmi con chi te la fai e ti dirò chi sei. Mentre noi europei giudichiamo supercafone Donald Trump, miliardario americano favorito dai Repubblicani nella corsa alla Casa Bianca, e sottovalutiamo l'impatto politico della sua zazzera giallo paglierino e dei suoi modi politicamente scorretti, mezza Hollywood di fascia alta gli tira la volata. Si tratta di pezzi da novanta come Clint Eastwood, l'attore e regista 85enne che alle primarie ha detto: «Chiunque sarò meglio di Obama». Ora, però, mentre i giochi su Washington si fanno più duri, l'«ispettore Callaghan», patriota fervente (detesta i frequenti voli privati di Barack sull'Air Force One e la sua gestione di Guantanamo), al momento sul set di «Sully», dove dirige Tom Hanks, fa il suo «endorsement» per il magnate di New York. Il quale, incassato il gradimento, twitta: «Questo weekend sarò in California e parlerò con Clint Eastwood».

Il mitico Clint, rispettato dalla maggior parte degli americani, attenti a qualsiasi cosa egli dica, abita nella California sconvolta dai flussi migratori avversati dal «businessman stellare» (così Eastwood alla Convention dei Repubblicani, 2012) e nessuno, più di Trump, promette guerra all'immigrazione illegale. Come non affidarsi a Donald, che piace pure ai «latinos» (il 45% l'ha votato), ai quali minaccia muri sempre più alti? Si potrebbe pensare che Eastwood è icona «vintage» e «reazionaria», dunque ci sta che tifi per chi promette un'America più grande e più forte. Ma anche il rapper Sean Combs, star della musica nota come Puff Diddy (6 figli, più o meno come Clint, 7 tra legittimi e naturali), ha dichiarato al «Washington Post»: «Donald Trump è mio amico e so che lavora sodo. Non è soltanto un mogul da prendere a modello». Puff Diddy è giovane e nero: benvenuto nel club degli amici del riccone 69enne, cerchio magico rappresentativo della buona, vecchia America profonda. Quella che ama la forza, economica e fisica. Prendiamo Lou Ferrigno, muscoloso interprete di «L'incredibile Hulk», due volte «Mister Universo».

Anche lui abita a Santa Monica, in California, e a «TMZ» dichiara: «Donald è il migliore: è un ragazzo favoloso. Spero che andrà fino in fondo. Gli importa soltanto del nostro paese. Gli importa proteggerlo». C'è un altro Hulk nell'Olimpo trumpiano, a sfoggiare muscoli come montagne: è Hulk Hogan, ex-wrestler e star dei reality Usa. Con i suoi 2 metri d'altezza e 137 chili di peso, è uno dei wrestler più amati di sempre e personaggio di punta dell'intrattenimento pop: per lui è vera «Hulkamania», nonostante usi un linguaggio razzista. «Sul ring non voglio nessun altro. Voglio solo Trump», ribadisce sui social. A proposito di supporters muscolari, sulla scena mediatica avanza Mike Tyson. Amico di vecchia data del magnate, il pugile sostiene la sua politica anti-islamica, nonostante si sia convertito all'Islam di recente. «Dovrebbe essere lui il presidente degli Stati Uniti. E perché ci chiamano pazzi, noi che sosteniamo Trump?», scherza su YouTube il boxeur, ospitato in una suite dei grattacieli Trump quand'era sotto indagine per reati sessuali. Bel circo «all american», non c'è che dire. Ma non mancano sostenitori meno compromessi con la scorrettezza politica, come l'ex-super top 35enne Gisele Bundchen, via dalle passerelle, ma non dal palcoscenico globale.

La ragazza-copertina (ne annovera 600), che evita cotolette e pasticcini, ha sposato il 38enne Tom Brady,famoso giocatore di football americano. Se i due non condividono hamburger unti, hanno una passione in comune per il miliardario dall'ego faraonico. Quando la CNN ha chiesto a Brady che ne pensava di Trump,il quarterback ha risposto: «Sarebbe grande se vincesse le elezioni». Nel mischione stelle&sport, figurano pure Jesse James, discendente del noto bandito ed ex-marito di Sandra Bullock, divo tv con la trasmissione «American Garage»,dove trucca le moto; Stephen Baldwin, fratello minore di Alec e concorrente tv con «The Apprentice», che ha lanciato Trump come divo pop; il bassista dei «Kiss» Gene Simmons; il chitarrista rock Ted Nugent, la cantante country Loretta Lynn e infine Tila Tequila, popputa star dei reality e teorica delle cospirazioni.

Trump, l'arte di non farsi mancare nulla.

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