Coronavirus

Quei docenti che boicottano la riapertura delle scuole

Un terzo degli insegnanti rifiuta di sottoporsi ai test., In Veneto corsa all'esonero dei "fragili" con patologie

Quei docenti che boicottano la riapertura delle scuole

C' è chi è «fragile» ed è già pronto a chiedere l'esonero. C'è chi ha deciso che non farà il test sierologico. E ci sarà anche chi dal Sud quest'anno si farà ben più di una domanda prima di accettare una supplenza nel Nord martoriato dal Covid.

Se l'avvio della scuola pare una corsa a ostacoli, a guardare un po' più in là sembra che gli ostacoli pronti al boicottaggio siano anche più alti. «L'obiettivo è riaprire le scuole ma anche continuare a tenerle aperte», ha infatti suggerito proprio ieri Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, in audizione in Commissione Istruzione alla Camera. Proprio ieri giornata in cui in Veneto Carmela Palumbo, titolare dell'Ufficio scolastico regionale lanciava l'allarme: centinaia di lavoratori della scuola, tra docenti e personale amministrativo, hanno chiesto di non rientrare a scuola il 14 settembre. Diabete, asma, allergie, malattie immuni trasformano anche i docenti nei cosiddetti «lavoratori fragili» per i quali la legge ha un occhio di riguardo e permette ad esempio di mantenere il lavoro a distanza. Quindi niente rientro alle vecchie o nuove cattedre. «Il problema degli spazi, dei banchi e mille altri sono già alle spalle delle nostre scuole - ha chiosato Carmela Palumbo - il tema del personale che non rientrerà invece è attuale». Durante gli esami di maturità il problema dei docenti «fragili» era stato risolto con la didattica a distanza. Ma ora? «Non abbiamo ancora indicazioni precise dal ministero su come gestirli», dice Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi (ma il ministero ha assicurato che arriveranno presto). Non ci sono numeri precisi, ma sono comunque non di poco conto. Basti pensare che su 800mila insegnanti, 400mila hanno più di 55 anni. E se fino a qualche settimana fa bastava l'età avanzata per rientrare tra i «lavoratori fragili» ora invece serve anche dimostrare che ci siano patologie di tipo cardiovascolare, respiratorio o immunologico, come ha spiegato Vittorio Lodolo D'Oria, esperto di stress da lavoro correlato degli insegnanti.

E se in Lombardia non viene evidenziata questa corsa all'esonero come in Veneto, quello che comincia a fare paura è la carenza di insegnanti, quest'anno non attratti dal posto al Nord. Ieri lo ha evidenziato Lorenzo Alviggi, vicepresidente dell'associazione nazionale presidi. Il problema non è nuovo. Anzi è strutturale in Lombardia con un numero sempre consistente di posti vacanti «ma quest'anno potrebbe farsi sentire ancora di più con posti vacanti». Tanti timori, eppure niente test sierologici. Ad oggi sono stati effettuati solo dal 10% degli insegnanti e un terzo tra coloro che devono tornare in cattedra ha già messo le mani avanti dicendo che non li farà. Tanto che si sono accavallate le raccomandazioni. «È importante che tutti nella scuola si sottopongano al test sierologico, non c'è alcun rischio ed è a tutela di tutta la comunità scolastica» si è trovato a esortare anche Giannelli. Eppure sono gratuiti, ma volontari. «Io li avrei resi obbligatori per i docenti, questo in virtù della certezza propria e di chi sta attorno per un senso di responsabilità», ha precisato Agostino Miozzo, rispondendo alle domande dei deputati in commissione Istruzione alla Camera. «Tutti ci rendiamo conto che ci sono dei rischi ma il rischio è valutato in bilanciamento con il beneficio della assoluta necessità e dell'urgenza di riaprire le scuole».

E anche del dopo.

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