Quei dubbi su Milano: ma Forza Italia rilancia l'unità del centrodestra

Azzurri convinti: «Divisi non vinciamo» Rammarico per il mancato sorpasso a Sala

Quei dubbi su Milano: ma Forza Italia rilancia l'unità del centrodestra

Berlusconi è tornato nella sua suite del sesto piano del San Raffaele ma, racconta il suo entourage, «si sta riprendendo bene e riesce pure a lavorare». Tra le incombenze, oltre gli esercizi di fisioterapia, c'è anche quella di dare una valutazione del risultato elettorale. Il dato forte è che gli italiani si sono stufati di Renzi: bene. Fa paura il trionfo dei grillini ma dove il centrodestra è unito la partita è aperta. Forte, tuttavia, è il rammarico per Milano dove la coalizione ha sfiorato la vittoria.

«Complimenti comunque» è il messaggio che il Cavaliere ha voluto recapitare a Stefano Parisi, soltanto a un passo dal colpaccio. Il problema, dice Parisi, «è che la sinistra s'è ricompattata al secondo turno. Ma io non ho fatto errori ed è la prima volta che il centrodestra prende più voti al secondo turno rispetto al primo». Un'autoassoluzione che non deve nascondere che, di fatto, qualcosa non ha funzionato. Il motore s'è inceppato nelle ultime due settimane, quelle cruciali. Tra gli azzurri c'è chi sostiene che il mancato sprint è dovuto al fatto che Parisi s'è appoggiato poco agli apparati di partito che lo sostenevano. Quasi imbarazzato dal vestire i colori di una maglia, preferendo la giacca e la cravatta del «civico». Ma sono i partiti che raccattano voti; e sono i partiti che spingono e lanciano il candidato. Bravissimo bomber, Parisi. Ma per fare goal serve una squadra che fa l'assist. Risultato: il sostegno, specie quello della Lega, non è stato così robusto. La controprova? Salvini che commenta a caldo come «il dentro tutti non paga. La formula moderata era sbagliata e le minestre riscaldate la gente non le mangia. In campagna elettorale mi sono morso la lingua più volte sentendo parole di Albertini e di Parisi». Screzi. Ma anche Parisi non rinuncia alla ribattuta: «Salvini dice che con i moderati non si vince? Nemmeno coi radicali mi pare...».

Insomma, all'interno del centrodestra Lega e Forza Italia rimangono cugini, costretti ad andare d'accordo. «Il centrodestra unito vince, quando è disunito perde e favorisce il Movimento 5 Stelle - sentenzia Brunetta -. Lo dice la parola stessa, dobbiamo essere centro-destra, cioè l'equilibrio deve essere al centro, più la destra di Salvini e della Meloni. Se invece siamo su un destra-centro, beh il destra-centro perde». Anche il senatore Marco Marin indica la strada: «Il centrodestra unito è credibile e dobbiamo lavorare per un'alleanza competitiva con la Lega». E sul partito cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: «Forza Italia inverte una tendenza al ribasso, vincendo in molti comuni sopra e sotto i 15mila abitanti. Ma il dato vero è il primo avviso di sfratto a Renzi; il secondo arriverà con il referendum in autunno. Il premier perderà e siccome è una persona per bene e di parola, sono certo che andrà a casa», dice non senza ironia.

Una nota del partito sintetizza la posizione: «Tre sono i dati: i buoni risultati dei moderati, la pesante sconfitta del Pd, il successo del M5S». Poi si snocciolano le cifre: «Dei 25 comuni capoluogo coinvolti in questa tornata elettorale i moderati ne governavano 4, ora ne governano 10 ed hanno conquistato comuni importanti come Trieste, Savona, Grosseto e Olbia. A Milano, pur non avendo vinto, hanno ridotto da 10 a 3 punti il distacco dalla sinistra». E ancora: «Il Pd e i suoi alleati governavano 19 capoluoghi, ora ne governano solo 9». Urge, tuttavia, un'indicazione per il futuro.

A questo proposito gli azzurri aspettano di riunirsi in conclave anche per capire cosa vuol fare Berlusconi. E la convocazione, forse di un ufficio di presidenza, dovrebbe arrivare a breve da chi ha in mano le redini del partito: Gianni Letta.

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