Quei seggi dei Cinque Stelle che Di Maio ha già perso

Gli impresentabili sono stati espulsi dal M5S, ma eletti grazie al movimento. E possono cambiare l'assetto del Parlamento

Quei seggi dei Cinque Stelle che Di Maio ha già perso

Il Movimento 5 Stelle è il primo partito sia alla Camera che al Senato. Eppure, a spoglio praticamente appena chiuso, Luigi Di Maio perde già alcuni dei seggi conquistati.

Sono quelli degli "impresentabili" - furbetti dal rimborso falso, indagati e "massoni" - scoperti a liste già chiuse e consegnate al Viminale: il candidato premier grillino li ha ufficialmente espulsi dal movimento e ha assicurato che avrebbero rinunciato alla poltrona in caso di elezione. Con un documento che - come abbiamo raccontato più volte su queste pagine - di fatto ha valore pressocché nullo, dal momento che la decisione sulle loro sorti spetta all'Aula che sarà convocata solo il 23 marzo.

E non è automatico che le "dimissioni" vengano accettate. Soprattutto perché in caso di elezione all'uninominale l'eletto non può essere automaticamente sostituito dal secondo dei non eletti.

Di fatto, quindi, sono almeno quattro i Cinque Stelle non più Cinque Stelle eletti sotto l'egida dei Cinque Stelle e che non è ancora chiaro a quale gruppo si iscriveranno. Sono, ricorda anche YouTrend in un tweet, Andrea Cecconi ("pizzicato" da Le Iene nello scandalo Rimborsopoli), Salvatore Caiata (presidente del Potenza indagato per riciclaggio), Antonio Tasso (in passato condannato per aver smerciato cd taroccati e che ora ha battuto persino Minniti) e Catello Vitiello (ex massone, all'insaputa dello staff). Difficile non vederli in Parlamento: passeranno al gruppo misto o cederanno alla corte di altre forze politiche? Tutti loro hanno continuato a far campagna elettorale. Il passo indietro? Non pervenuto.

E poi c'è Emanuele Dessì, il candidato al Senato a Latina con la casa popolare a 7 euro al mese a Frascati.

Se ha perso all'uninominale,per lui è praticamente fatta al proporzionale. E lui commenta: "È una bellissima nottata". E non solo: cosa ne sarà di Carlo Martelli e Maurizio Buccarella, entrambi in buona posizione nel seggio al proporzionale?

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