Quell'asse giallorosso che vuole Conte premier

L'incubo dei riformisti Pd: le manovre di Bettini e Franceschini sul candidato "non moderato"

Quell'asse giallorosso che vuole Conte premier
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Primarie, interviste, toto-nomi. Nel centrosinistra si è aperto il nodo della premiership. E nel Pd c'è chi teme un asse giallorosso per candidare Giuseppe Conte (nella foto) a Palazzo Chigi. Ad accendere il dibattito, dopo gli incroci del weekend tra Conte e Schlein alla Festa del Fatto e a quella dell'Unità, è stato il dem Dario Franceschini. Che in un'intervista concessa martedì a La Repubblica è stato abbastanza perentorio, sbarrando la strada a una leadership moderata per il centrosinistra. Finito il tempo, insomma, di Romano Prodi e Francesco Rutelli. Solo che quella che, all'apparenza, poteva sembrare una blindatura di Elly Schlein, ha scatenato una ridda di ipotesi all'interno del campo largo e dentro il Pd. Sì, perché oltre alla leader dem c'è un altro pretendente, ovvero Conte. Che a Palazzo Chigi già c'è stato e non ha mai riposto nel cassetto l'ambizione di ritornarci. Da qui le voci su una trama tutta giallorossa, come il secondo governo guidato da Conte insieme al Pd, per spingere il capo dei pentastellati alle primarie di coalizione. Franceschini, d'altronde, si riflette tra le fila dei progressisti, è stato ministro della Cultura in quel governo e ha duettato con Conte, sabato scorso, alla Festa nazionale dell'Unità a Reggio Emilia, dove ha anticipato il no a un leader moderato proprio sotto gli occhi dell'avvocato di Volturara Appula. E poi c'è Goffredo Bettini, spesso ispiratore di mosse tattiche nel Pd. Ebbene, Bettini è considerato vicino a Conte ed ha lanciato, nei mesi scorsi, l'idea di una "tenda riformista" fuori dal partito dem. Un magma centrista da cui potrebbe emergere l'outsider delle primarie del centrosinistra. In questo momento l'identikit più gettonato è quello della sindaca di Genova Silvia Salis, che sarà ospite attesissima alla Leopolda di Matteo Renzi, in programma dal 3 al 5 ottobre prossimi. Una ipotetica corsa a tre che, ragionano nel Pd e nel M5s, finirebbe per favorire Conte, togliendo a Schlein consensi da elettori dem di estrazione liberal e più moderata.

Intanto l'ex premier continua a parlare da leader in pectore della coalizione, dettando ai dem le condizioni per le alleanze nelle regioni e respingendo allo stesso tempo lo scenario di un'alleanza organica. "Non vogliamo essere un cespuglio", ha ribadito Conte. L'avvocato che guida i Cinque Stelle è convinto anche di poter pescare consensi nella base dem in un'ipotetica sfida con Schlein alle primarie. E, dopo il silenzio di martedì, arriva una prima reazione dei riformisti alle parole di Franceschini. A parlare è la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, sempre in un'intervista a La Repubblica. "Io penso che Franceschini sbagli lettura: il problema dell'Italia è la polarizzazione eccessiva che crea disaffezione al voto e alla partecipazione perché tutto viene percepito come uno scontro muscolare e identitario fra destra e sinistra.

Dario nell'intervista a Repubblica sembra accettare questo schema come immutabile. Per me è la fine della politica", tira le somme Picierno. Ad aprire alle primarie anche Debora Serracchiani: "Sono uno strumento che sta nel dna del Pd, dopodiché siamo una coalizione, decideremo insieme".

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