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Quelle grandi 'doti' di Casalino Ecco cosa rivela questo post

Casalino si crede un grande comunicatore. Ma spesso sbaglia a parlare (e pure a scrivere)

Quelle grandi 'doti' di Casalino Ecco cosa rivela questo post

Così parlò Rocco Casalino. Il "bimbo" di Conte per antonomasia, calatosi in un rigoroso silenzio durante tutta la sua avventura istituzionale, è rimasto disoccupato dopo la dipartita dell'ex premier, di cui è stato portavoce dal 2018 al 2021.

Siccome ora c'è comunque da sbarcare il lunario, il guru della comunicazione del Movimento 5 Stelle, che ha scelto proprio Il portavoce come titolo della sua biografia finita in testa a tutte le classifiche di vendita dei libri, con tanto di posa alla "House of Cards" in copertina, ha deciso di capitalizzare la sua aura mistica di notorietà affidandosi ovviamente ai social.

Gli stessi social trasformati da lui sia nella voce ufficiale del presidente del Consiglio (con buona pace della tv di Stato) durante la pandemia, sia in uno strumento di costruzione del consenso intorno a Conte in chiave elettorale (le "dirette" ritardate per ore per annunciare i nuovi DPCM hanno fruttato centinaia di migliaia di seguaci alla pagina ufficiale del Premier).

Ebbene, al netto di queste trovate pragmatiche, diaboliche, istrioniche, il gieffino della prima ora è stato lautamente pagato dagli italiani per via della sua presunta capacità di utilizzo delle parole. Uno strumento di discreta importanza per un "portavoce". Ma a giudicare dal suo ultimo post pubblicato proprio su Facebook, Casalino sembra semplicemente un Di Maio 2.0.

Non azzecca un congiuntivo che sia uno. Utilizza espressioni a dir poco colloquiali, talvolta incomprensibili persino usando la "scusa" del linguaggio "del popolo". Dimentica gli aggettivi.

Basta dare un occhio all'attacco: "Quando mi si chiede qual è la cosa più bella fatta durante il lavoro di portavoce, la risposta viene fuori in maniera semplice".

Oltre alla consecutio totalmente sballata ("è" anziché "sia stata"), che vuol dire "cosa"? Magari l'esperienza, l'avventura, la mansione. Ma "cosa" sembra piuttosto vago, certamente per nulla emozionante. Specie visto quanto viene dopo, ossia un ritratto retorico di Conte come un mussoliniano "uomo che non dorme mai", un infallibile mago di numeri e normative, un ammaliatore capace di imbambolare persino i falchi del Nord e consentire all'Italia di ottenere la fetta più larga di Recovery Fund.

Ma andiamo avanti. Tra altri verbi coniugati a caso, virgole in fuorigioco e scenari fantastici, Casalino scrive: "Confesso di aver patito molto lo stress in quei giorni e mentre lo vedevo lavorare, approfondire, studiare, consultare, confrontarsi mi chiedevo: ma come fa? Era una cosa che in realtà ci chiedevamo un po’ tutti tra quelli che gli stavamo accanto".

"Che gli stavamo accanto"? È una frase proprio priva di senso compiuto.

Il tocco da maestro, infine, sono le virgolette a "giornaloni" e "stampa nazionale". Per giornaloni intenderà forse le stesse testate che dall'inizio della pandemia non hanno fatto altro che tirare la volata al suo Premier? Per stampa nazionale vorrà forse fare riferimento ai colleghi inseriti nelle sue chat Whatsapp e bullizzati, esclusi o emarginati se non avessero vergato pezzi in linea con le sue veline?

Ora, nella sua geniale chiosa, in cui utilizza "anche" al posto di "infine", si lamenta del fatto che i giornalisti non rispondano più a lui e abbiano sposato la narrazione pro-Draghi "dimenticandosi di chi ha raggiunto un risultato così titanico, storico, unico e mai successo nella storia della Repubblica".

Si noti il "mai successo" in coda alla la raffica di aggettivi.

L'ex discepolo di Claudio Messora, fondatore di Byoblu e primo capo della comunicazione dei 5 Stelle al Senato, avrebbe potuto usare il fedele smartphone per cercare una parola che gli avrebbe fatto molto comodo: si dice inedito, portavoce.

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