Una indagine-lampo, aperta e archiviata nel giro di sei mesi: così la procura della Repubblica di Bari ha chiuso la pratica che riguardava l'allora sindaco di Bari Antonio Decaro, attuale candidato del centrosinistra alla guida della Regione Puglia, e i suoi contatti con elementi della criminalità organizzata locale. A parlare dei contatti era stato un collaboratore di giustizia, ritenuto per il resto credibile dai pm baresi, e utilizzato come testimone d'accusa nel maxiprocesso al clan Pisani.
L'anno scorso, dopo l'archiviazione del fascicolo su Decaro, il "pentito" è stato interrogato nell'aula del processo al clan e lì, sotto giuramento, ha ripetuto le sue accuse all'esponente del Pd. Decaro ha reagito dicendo che avrebbe "valutato" se querelare il testimone.
Poi non se n'è più saputo niente. Ma la vicenda torna inevitabilmente d'attualità in questi giorni, anche perché una parte degli atti dell'inchiesta barese sarebbero stati trasmessi alla commissione parlamentare Antimafia. Nella sua testimonianza, il "pentito" Giuseppe De Santis è tornato a parlare di un incontro elettorale alla presenza di Decaro. Allora assessore ai trasporti, con esponenti del clan, dove la contropartita per i voti forniti ai candidati vicini a Decaro era stata l'assunzione nella municipalizzata di Massimo Parisi, fratello del boss. Il contesto è quello delle contaminazioni tra malavita e politica nel capoluogo pugliese, emerse drammaticamente nell'indagine e che avevano fatto persino valutare al ministro degli Interni lo scioglimento del consiglio comunale. "L'infiltrazione all'interno della più grande municipalizzata della Regione Puglia - scrissero i pm - ha beneficiato di una tolleranza di fatto da parte dei suoi amministratori".
L'iter delle dichiarazioni di De Santis su Decaro inizia nel 2019 quando il collaborante parla per la prima volta dell'incontro elettorale avvenuto "tra il 2008 e il 2010" a Torre a Mare. Quattro anni dopo, il 22 marzo 2023, i pm stralciano la posizione di Decaro e di Massimo Parisi, formando un fascicolo autonomo di inchiesta, che viene archiviato (verosimilmente su richiesta della stessa Procura) il 24 ottobre dello stesso anno, con provvedimento del giudice preliminare Rossana De Cristofaro. Ma quando viene convocato in aula, il pentito non fa retromarcia: "Massimo Parisi è entrato per politica. Massimo quando ha fatto il concorso era già attento perché prima della campagna elettorale noi abbiamo avuto un incontro a Torre a Mare con l'ex sindaco Decaro, c'era Giorgio D'Amore e altri. Massimo all'epoca era già sicuro che entrava perché Michele Di Tullio disse: Massimino sta già dentro, abbiamo più di duemila voti".
Il 10 aprile 2024 la presidente del tribunale di Bari viene convocata a Roma dalla commissione Antimafia, descrive come i Parisi regnassero dentro la municipalizzata.Quando le chiedono di spiegare come questo avesse a che fare con gli incontri elettorali di Decaro, chiede che la seduta venga secretata.