Qui e Ora

I l personaggio preso di mira sul web questa settimana è Virginia Raggi. Non c'è sito online e internauta che non abbia una verità da scrivere a lettere maiuscole, quando con molta probabilità anche il sindaco non ne ha. Qualche giorno prima, nel tritatutto, era finita la moglie di Matteo Renzi, colpevole di aver conquistato, dopo otto anni di supplenze, un insegnamento nel suo ambito territoriale e per chiamata diretta. I più erano sicuri che fosse un esempio evidente di privilegio della casta. La forza moralizzatrice ha crocefisso Agnese Landini. Tanti poveri insegnanti, figli di un dio minore, costretti a trasferirsi lontano da casa, mentre lei, comodamente e grazie al marito, è stata assunta di ruolo a Pontassieve. In realtà è la stessa sorte toccata a quasi tutti i docenti di materie letterarie e per saperlo bastava informarsi sui siti dedicati alla scuola.

È possibile che tanti utenti non trovino una fonte attendibile? La notizia della moglie del primo ministro che ottiene quello che le persone normali, senza raccomandazione, non possono ottenere, è la classica informazione che attira, in modo spasmodico, condivisioni e like sui social network. Evoca il complotto, l'ingiustizia sociale, la corruzione e la disonestà. Caratteristiche insopportabili che sono proiettate e localizzate nell'altro e rifiutate per se stessi, immediatamente percepiti, all'opposto, come persone per bene, libere da segreti, incorruttibili e oneste.

Chiunque abbia dato per scontato che l'assunzione della Landini fosse il frutto di un'insopportabile raccomandazione, senza verificare la fonte della notizia, dovrebbe accettare che, con ogni probabilità, al suo posto, non l'avrebbe disdegnata. È un meccanismo di difesa che serve all'economia mentale, un modo efficace di liberarsi da caratteristiche che percepiamo come sgradite e non vogliamo tenere per noi. Il web è diventato la cartina di tornasole di ogni psicopatologia quotidiana. Gli utenti usano le notizie, vere o false, per soddisfare il bisogno di competitività e supremazia sull'altro.

I post o le notizie pubblicate su Facebook o nei cinguettii su Twitter non sono paragonabili in nessun modo al giornalismo scritto, non servono a informare ne a informarsi, ma fanno parte di un gioco relazionale che è paragonabile alle interazioni che si svolgono nella realtà quotidiana. Attraverso i commenti, i post, le fotografie pubblicate, si dà sfogo al narcisismo, alla competitività e all'aggressività, nei modi consoni alla struttura psichica peculiare di ogni soggetto.

I troll, utenti che provano piacere a creare scompiglio e malumore postando notizie che stimolano gli altri alla litigiosità, nella vita reale saranno sadici da cui

tenersi alla larga. Quelli che pubblicano selfie in cui sono sempre al meglio e indaffarati in meravigliose attività, sono dei narcisisti, e se desiderate una persona con cui condividere tempo e pensieri, non sarà adatta voi.

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