Pronto? Di più: Pietro Grasso non vede proprio l'ora di farsi le foto accanto ai corazzieri. «Affronterò quei giorni di supplenza nel pieno rispetto della prassi costituzionale e con il massimo impegno», spiega durante la cerimonia degli auguri di Natale. Il presidente del Senato è la seconda carica della Repubblica e quindi entra di diritto nell'elenco teorico dei candidati al Soglio. Ma in realtà solo Francesco Cossiga è riuscito a fare il grande salto, per gli altri la maledizione di Palazzo Madama è sempre scattata inesorabile: Merzagora, Spadolini, Fanfani, Marini, quanti delusi. E anche stavolta sarà difficile che Grasso traslochi al Quirinale. Al massimo, lo vedremo «svolgere le funzioni» a Palazzo Giustiniani.
Grasso infatti non è nelle terne che contano. Non in quelle di Matteo Renzi, che dice di voler «creare il massimo consenso possibile», anche se «l'importante è eleggere un presidente, non che l'elezione arrivi al primo o al settimo turno». Non è nella terna finta, di scartine, da far uscire e bruciare sulla stampa, né tantomeno in quella vera, coperta e che il premier rivelerà solo al momento giusto, quello della trattativa finale con il Cavaliere. E Grasso non compare neanche nella rosa di Giorgio Napolitano. Se infatti funzionasse come in una monarchia, King George lascerebbe volentieri il trono a Giuliano Amato, personaggio di sinistra ben visto da Berlusconi. Ma chi lo vota tra i mille grandi elettori? Al secondo posto nel cuore del capo dello Stato c'è la cinquantenne costituzionalista lombarda Marta Cartabia, appena nominata vicepresidente della Consulta. Cattolica, moderatamente di sinistra, giovane, donna, non politica: cosa volete di più?
Poi c'è Sabino Cassese, giurista, ex membro della Consulta, ministro della Funzione pubblica del governo Ciampi. La quarta opzione è Sergio Mattarella, figlio del Piersanti presidente della Regione Sicilia ucciso dalla mafia, ministro della Dc e poi dell'Ulivo, ex giudice della Corte Costituzionale, inventore del Mattarellum, il sistema elettorale semi-maggioritario degli anni '90. Se vale ancora la regola per cui dopo un laico tocca a un cattolico, Mattarella potrebbe avere il profilo giusto per succedere a Napolitano. Bisognerebbe però vedere prima che cosa ne pensa Silvio Berlusconi, che ancora si ricorda le sue dimissioni dall'ultimo governo Andreotti, insieme ad altri ministri della sinistra dc, per protesta contro il decreto che riaccese le televisioni del Cavaliere.
Chiunque sarà, si troverà già i compiti assegnati. È stato proprio Napolitano martedì scorso, incontrando le alte cariche, a fornire le sue «istruzioni per uso». Primo, il governo Renzi sta lavorando bene, «con coraggio», e sta ammodernando il Paese. Secondo, le riforme vanno approvate in fretta, sindacati e sinistra Pd hanno fanno perdere anche troppo tempo. Terzo, ventilare elezioni anticipate porta «instabilità». Quarto, l'opposizione deve abbassare i toni ed essere responsabile.
Questa la linea per il prossimo presidente della Repubblica.
Ma se così stanno le cose, hanno ragione gli italiani che in un sondaggio dell'Ixe per Agorà si sono espressi in maggioranza per un Napolitano-ter. Segue Emma Bonino, davanti a Prodi e Draghi. Staccati Padoan e Veltroni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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