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La rabbia dei sovranisti "Comizio da regime". Berlusconi: un disastro

Meloni e Salvini contro Conte: "Arrogante" Il leader di FI: "In Europa accordo al ribasso"

La rabbia dei sovranisti "Comizio da regime". Berlusconi: un disastro

Due mosse soltanto. E a poche ore di distanza l'una dall'altra. Un semplice sì al piano europeo di solidarietà (con un Mes rivisitato) e una proposta altrettanto choccante da parte del Pd di pescare dalle tasche degli italiani soldi da versare «in solidarietà». Due mosse che hanno riacceso un dibattito politico che si era appiattito sull'inutilità della cabina di regia. Un'accoppiata mortale (patrimoniale-Mes) che ora fa più paura della peggiore delle pandemie.

Per Silvio Berlusconi, intervistato da Radio Montecarlo, quello concluso l'altra notte dall'Eurogruppo è stato un accordo al ribasso. «Impensabile si possa dare spazio soltanto alle spese sanitarie». Il leader di Forza Italia è ancora fiducioso sul futuro delle istituzioni europee («però questi non sono buoni segnali» commenta dimostrandosi «colpito dal comportamento di alcuni Paesi del Nord Europa»). Più netta la bocciatura della patrimoniale mascherata da tassa di solidarietà proposta dal Pd. «Sarebbe un disastro - dice - esattamente il contrario di quanto va fatto. Lo ha detto anche Draghi che nessun Paese in guerra finanzia le spese straordinarie con nuove tasse». Al governo italiano Berlusconi rimprovera soprattutto la lentezza dell'azione e la farraginosità delle misure. «Non tocca alla politica decidere quando riaprire - commenta - ma tocca alla politica decidere come riaprire. In Svizzera per avere un credito agevolato in conseguenza di questa crisi basta compilare un semplice foglio e in sole quattro ore si ricevono i soldi. Da noi invece sono stati capaci di scrivere un decreto di 37mila parole quattro volte più lungo della (Carta costituzionale) tutt'altro che chiaro, dove le uniche cose che si intuiscono sono i tempi di attesa (non solo settimane ma anche mesi). Le imprese però non possono aspettare un giorno di più. E nemmeno le famiglie». Il centrodestra fa blocco compatto contro la proposta avanzata dal Pd. E in questo si trova in linea anche con i malumori di parte dei Cinquestelle. Da Mara Carfagna («il governo freni il caos che si sta registrando nella maggioranza») a Marco Silvestroni di Fratelli d'Italia («il Pd vuole una patrimoniale per farci pagare il loro fallimento»), dal forzista Marco Marin («quello di Conte sulla proposta del Pd è un silenzio assordante») al collega di partito Giorgio Mulè («l'attentato ai risparmi e ai sacrifici degli italiani: è l'unica manovra che vede d'accordo grillini, Pd e sinistre variegate») è un coro a una sola voce.

Mentre l'idea di un prelievo di solidarietà è per fortuna soltanto una proposta, l'accordo sul Mes è invece un dato certo. E su questa «Caporetto comunitaria» le opposizioni alzano la voce e mostrano la massima indignazione. «Se qualcuno porterà avanti questa storia del Mes alla faccia di quello che vogliono gli italiani e di quello che ha votato il Parlamento, - tuona il leader leghista Matteo Salvini - ne chiediamo formalmente le dimissioni perché i soldi per far ripartire il Paese ci sono in Italia, senza andare a impegnarsi con le istituzioni che praticano lo strozzinaggio». Per Giorgia Meloni (Fdi) il Mes è uno strumento «farraginoso e pericoloso». «Quello che è uscito dall'Eurogruppo - dice - è che il Mes non ha condizioni solo per la sanità. Insomma, se vogliamo aiutare le imprese ci commissariano l'economia. È una cosa diversa da quello che aveva chiesto il governo. Salvini e la Meloni sono poi stati in serata bersaglio di un attacco in diretta tv del premier: solo «menzogne» quelle dei due leader sul Mes. Immediata la loro replica. «Conte non può mentire in tv, nel 2012 la Lega è stata l'unica a votare contro il Mes. Se la risposta di Conte è occupare la Tv pubblica per insultare chi non la pensa come lui, chiamerò Mattarella».

Usare la tv di Stato nell'ora di massimo ascolto per accuse politiche, la replica anche della Meloni, «è una cosa mai vista nella storia della democrazia, e la dice lunga sulla tracotanza di questo governo».

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