
La rabbia di un padre per le accuse al figlio, l'eclissi di un leader politico. Sono stati sei anni complicati per Beppe Grillo, da quel luglio del 2019 in cui l'ultimogenito Ciro è salito alle cronache per quello che sarebbe accaduto nella villa del comico in Costa Smeralda, fino alla condanna in primo grado di oggi. Una vicenda giudiziaria che, sullo sfondo e non collegata alle questioni di Palazzo, ha scandito inevitabilmente i passaggi dell'ultima fase dell'epopea del demiurgo del Vaffa. Con il Movimento "né di destra né di sinistra", la scintilla dell'uno vale uno nel frattempo detonata con l'arrivo al governo, prima gialloverde con la Lega, quindi giallorosso con il Pd, infine tecnico e di larghe intese, in appoggio all'ex governatore della Bce Mario Draghi. Tra una "tirata" a Giuseppe Conte, un inaspettato blitz a Roma e un inabissamento altrettanto repentino, Grillo non ha parlato quasi mai dell'inchiesta sul figlio. In sostanza, soltanto uno squillo, seppur roboante. È il 19 aprile del 2021, il fondatore del M5s appare sui social in un video. Felpa grigia, la campagna sullo sfondo. Poi l'invettiva. Uno sfogo a favore di click. "Se dovete arrestate lui che non ha fatto niente, allora arrestate anche me: ci vado io in galera", l'urlo, con i decibel della voce che si alzano man mano che si arriva al climax dell'arringa. Ma non è un comizio in cui mandare a quel paese tutti i politici, come quelli che hanno riempito tante piazze negli anni precedenti. "Voglio chiedervi, voglio una spiegazione sul perché un gruppo di stupratori seriali, compreso mio figlio, non sono stati arrestati. Perché non li avete arrestati. La legge dice che gli stupratori vengono presi e messi in galera, interrogati in galera o ai domiciliari. Sono lasciati liberi per due anni... Perché non li avete arrestati subito?", incalza, a tambur battente. Quindi la frase che suscita l'indignazione e provoca lo sdegno, tra società civile, media e Parlamento. "Perché non li avete arrestati subito? Ce li avrei portati io in galera, a calci nel c**o. Perché vi siete resi conto che non è vero niente, non c'è stato alcuno stupro. Una persona che viene stuprata la mattina, al pomeriggio va in kitesurf e dopo otto giorni fa la denuncia... ", dice Grillo, visibilmente arrabbiato. Conte, ancora lontano dalla rottura definitiva con l'Elevato, prende le distanze dai toni incendiari, ma evita di affondare il colpo, riconosce a Grillo una "sensibilità" però dice che bisogna rispettare anche il dolore dei familiari della ragazza. Da lì a poco i primi litigi tra i due, fino al divorzio consumato a base di voti online che hanno estromesso Grillo dalla creatura politica che ha fondato. Con tanto di riflessioni, tra amici e avversari interni, che attribuiscono anche alla preoccupazione per la vicenda di Ciro una presunta arrendevolezza del comico nel portare avanti la battaglia dentro il M5s.
In questi anni di saliscendi, tra oblio e fiammate, Grillo ha parlato soltanto un'altra volta della vicenda del figlio. Lo ha fatto il 12 novembre 2023, ospite di Che Tempo Che Fa.
Pur senza nominarla, ha attaccato l'avvocato della ragazza italo-norvegese, Giulia Bongiorno, con queste parole: "È un avvocato, presidente della Commissione Giustizia, è una senatrice della Lega che fa comizietti davanti ai tribunali, dove c'è una causa a porte chiuse". E ora una nuova curva per l'Elevato.