Radicato e leggero: così prende corpo il Partito repubblicano

Dopo le Regionali si concretizzerà il sogno del Cav Struttura snella e dialogo con i politici locali Le parole d'ordine: meno tasse e più sicurezza

Radicato e leggero: così prende corpo il Partito repubblicano

«Voglio indicare a tutti gli italiani non di sinistra l'esempio degli Usa, dove ci sono due partiti, i repubblicani e i democratici che si contrastano. È il sogno che inseguo». Ma come si sta muovendo Forza Italia per sviluppare il progetto e quali sono state le indicazioni date da Berlusconi? I motori sono in fase di riscaldamento. All'indomani delle Regionali le varie proposte che il presidente di Fi sta vagliando entreranno in una fase operativa. La scintilla, l'idea di fondo è il desiderio di lavorare a un centrodestra unito e competitivo in grado di portare nuovamente al governo i moderati e i conservatori come ha fatto David Cameron in Gran Bretagna. In secondo luogo c'è bisogno di un'idea forte per spazzare via il dubbio sulle intenzioni berlusconiane. La domanda «lascia o raddoppia?» non deve più avere ragione di essere perché deve essere chiara l'intenzione del fondatore di Forza Italia di restare in campo per offrire il suo contributo alla politica. Il nuovo progetto ne è la prova tangibile, attraverso il recupero delle istanze degli inizi declinate in una forma moderna, perché come dice Annamaria Bernini «l'idea del Partito Repubblicano è insieme un ricordo di un passato importante e la previsione di un futuro glorioso». Il recupero di entusiasmo e credibilità deve partire dai territori. Berlusconi ha chiesto a Marcello Fiori, responsabile degli Enti locali, di fare da apripista, di girare l'Italia, parlare con gli amministratori e spiegare qual è la prospettiva che li attende. Lo stesso evento organizzato da Fiori a Perugia - «La primavera delle idee» - è una prova generale di questa «campagna repubblicana» e parte proprio dal confronto con chi si trova in prima linea e ha bisogno di certezze e riferimenti a livello centrale.

Al centro di tutto c'è la rivoluzione liberale. Le parole d'ordine - meno Stato, meno tasse, attenzione verso chi fa impresa, centralità della persona, più sicurezza - non devono e non possono cambiare. Ma la regia dell'«elefantino», il simbolo del partito che fu di Abraham Lincoln, Dwight Eisenhower, Ronald Reagan e Bush padre e figlio - dovrà essere leggera. Si pensa a un comitato elettorale al quale partecipino partiti, fondazioni e associazioni capaci di muoversi su obiettivi concreti. Soggetti in grado di formulare proposte su cui lavorare fuori e dentro il Parlamento, intercettando temi che davvero smuovano coscienze, valori e interessi dei moderati. Verrà costituita anche una task-force, guidata da Antonio Tajani, incaricata di sviluppare le relazioni europee e internazionali e cogliere il meglio dalle esperienze di altri Paesi. Così come non ci sarà un passo indietro rispetto all'ancoraggio al Ppe, ferma restando la possibilità di interlocuzione con la famiglia dei «Conservatori e Riformisti».

Non ci sono preclusioni rispetto alle primarie, ma bisognerà studiare bene come strutturarle per evitare brogli, inquinamenti, scandali e ricorsi, quelli su cui tante volte è inciampato il Pd. Nessuno, però, si tira indietro rispetto all'idea della «contendibilità», passaggio delicato ma fondamentale per dare corpo a un progetto che non si riveli solo una suggestione d'oltreoceano.

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