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La Rai e il tetto che scotta: scaricabarile sulle paghe vip

Governo e cda si rimpallano la responsabilità. Ora c'è la paura che arrivi una condanna per danno erariale

La Rai e il tetto che scotta: scaricabarile sulle paghe vip

Braccio di ferro sui maxistipendi Rai. Era solo il 23 febbraio scorso quando il cda di Viale Mazzini diede mandato al direttore generale Antonio Campo Dall'Orto di applicare il limite di 240 mila euro - a partire dal mese di aprile - anche ai contratti di collaborazione e consulenza di natura artistica. Una cifra annua molto inferiore ai compensi che oggi incassano molte star del palinsesto della Tv di Stato come Fabio Fazio, Flavio Insinna, Antonella Clerici, Bruno Vespa, Massimo Giletti, Carlo Conti, Piero e Alberto Angela, Amadeus, Lucia Annunziata. Nell' arco di due mesi, però, le pressioni per individuare una scappatoia si sono moltiplicate così come le proteste dei volti di punta della Rai e il tetto ora potrebbe saltare.

Le prime e indiscrezioni sono filtrate 48 ore fa, ma il giorno della verità sarà il 13 aprile quando il cda tornerà ad affrontare la questione. La scorsa settimana la Presidenza del Consiglio ha ricevuto un parere dell'Avvocatura dello Stato che aprirebbe uno spiraglio a una deroga per gli artisti che guadagnano cifre ben più alte rispetto ai 20mila euro lordi mensili fissati dal tetto. Questo parere è stato trasmesso al ministero dell'Economia, ovvero al principale azionista della Rai, che provvederà a girarlo alla presidenza dell'azienda.

Nel merito l'orientamento sarebbe quello di considerare le prestazioni artistiche in maniera distinta in quanto «non gravanti sul canone» essendo coperte dalla raccolta pubblicitaria. Inoltre, secondo il parere, i compensi vanno valutati considerando la necessità di «garantire alla Rai la parità concorrenziale». Tutto risolto? Mica tanto, perché i membri del cda non sono disposti a prendersi la patata bollente e rischiare una condanna da parte della Corte dei Conti per danno erariale. «La norma, giusta o sbagliata che sia, dice una cosa chiara e non possiamo essere noi a ribaltarla«, spiegano alcuni consiglieri di maggioranza. «Serve come minimo un documento scritto con cui l'azionista si assume una responsabilità chiara e incontrovertibile. Se questo non avverrà il tetto resterà in vigore. -precisano Peraltro la questione finora non è stata neppure inserita nell'ordine del giorno della riunione». Umori simili si registrano anche tra i consiglieri di minoranza. «La strada più corretta - spiega Arturo Diaconale - sarebbe un decreto legge che modifichi la norma. Un tema posto dalla politica deve essere risolto dalla politica. Il giorno in cui il cda dovesse liberare il direttore generale dal vincolo del tetto, saremmo bombardati da esposti che scaricherebbero su di noi il danno erariale. Chi vuole seguire la linea Fazio, si faccia la propria casa di produzione e stia sul mercato».

Pronto a denunciare il cda di Viale Mazzini in caso di dietrofront sul tetto agli stipendi è Renato Brunetta che lo ha già preannunciato ad alcuni consiglieri. «Le motivazioni che hanno portato l'Avvocatura dello Stato a difendere gli spropositati cachet delle star si possono apprendere soltanto dai giornali -attacca il capogruppo di Forza Italia- Silenzi e segreti stanno dunque salvando gli stipendi delle star della tv, in violazione dell'articolo 9 della legge n. 198 del 2016. La nostra battaglia non si ferma qui. Sono stati presentati a mia prima firma due emendamenti allo schema di convenzione Rai sull'applicabilità del tetto e sull'obbligo della Tv di Stato di rendere noti i compensi.

Vediamo cos'altro inventeranno Mamma Rai e governo per salvare il carrozzone di viale Mazzini».

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