Sarà un consiglio dei Ministri molto ricco quello che tutti attendono con ansia. Denso di contenuti ma anche molto rapido. Visto che, come si usa dire, i giochi sono fatti. Ed il nodo della questione Rai verrà al pettine. Il Cdm vaglierà un documento sulla televisione pubblica, e che dovrebbe diventare un ddl nelle prossime settimane (anche se l'iter legislativo non sarà certo semplice ed immediato).
La riforma
Il capo ha sempre ragione
La visione del governo secondo cui "non servono architetture barocche o la creazione di qualche sofisticata ingegneria che complichi ancora di più le cose. Serve una guida manageriale vera, come quella di ogni grande player internazionale", sembra ormai assodata. Insomma, un capo. Un amministratore delegato, come accade nel privato, che possa decidere e tenere le redini della questione. O meglio, del Cavallo. Personalità che tutto sa e tutto fa che sarà scelta direttamente dal ministero dello Sviluppo Economico come specificato dal ministro Maria Elena Boschi nella trasmissione Otto e mezzo: "È normale che l'azionista decida chi deve guidare la società". Certo, normale, normalissimo, in una gestione privata. E non pubblica.
Meno e scelti meglio
Altro capitolo la governance, con una limitazione del cda da nove membri a sette. Tre consiglieri eletti dal ministero dello Sviluppo Economico (compreso l'ad), tre eletti dalle Camere in seduca comune come accade per il presidente della Repubblica, il Csm e la Corte Costituzionale. Il settimo membro dovrebbe rappresentare i dipendenti della tv pubblica in cda. Novità assoluta che scopiazza il modello televisivo tedesco.
Visto il tema delicato alcuni fedelissimi del premier ipotizzano che, come per il ddl sulla scuola, il presidente del consiglio proverà a lasciare la riforma della Rai al dibattito parlamentare per poi intervenire, anche con un decreto, per mandare in porto un cambiamento
Tre reti tematiche e via la pubblicità
Altra certezza è quella del piano news della Rai, grande vanto dell'ormai precario dg Luigi Gubitosi, con la creazione delle due Newsroom. E, nella riunione tra il premier Matteo Renzi ed i componenti Pd della Vigilanza, si è parlato anche di un' ipotesi di specializzazione tematica delle tre reti principali: una rete generalista, una per l’innovazione, sperimentazione e nuovi linguaggi, e una a carattere più spiccatamente culturale. Dove convergerà la "mission" del servizio pubblico, preferibilmente senza pubblicità.
L'utopia dell'abolizione del canone
Il dogma del governo è sicuramente dimezzare l'imposta del canone.
E se la proposta del sottosegretario Antonello Giacomelli resta quella di collegare la tassa alla bolletta elettrica, sembrerebbe che Renzi voglia l'abolizione totale dell'imposta più odiata dagli italiani. Ma è facile immaginare che questa possibilità non andrà in porto.
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