La talpa di Report dentro il Garante della Privacy può dormire sonni tranquilli per un bel po'. L'addio del segretario generale Angelo Fanizza, invocato a furor di popolo per la sua discussa decisione di controllare le mail dei 200 dipendenti dell'Autorità, rende molto più impervia l'identificazione di chi, da almeno un anno, fornisce alla trasmissione Rai elementi chiave per costruire la narrazione del Garante "politicizzato". Di cui sappiamo da quando l'Authority ha deciso di sanzionare Report per la violazione della privacy della moglie di Genaro Sangiuliano, ridicolizzata sulla tv di Stato per la quale lei stessa lavora da una telefonata col marito che doveva restare riservata. Guarda caso, dopo l'Ordine dei giornalisti che ha perdonato Ranucci, l'altro giorno è stata la Procura di Roma con il pm Giuseppe Cascini a chiedere l'archiviazione del medesimo reato per Ranucci e i suoi cronisti d'assalto. E così contro Report è rimasto solo il Garante della Privacy.
Ranucci è stato il primo a sapere il contenuto della lettera che Fanizza ha scritto al titolare del Dipartimento informatico, chiedendo di violare la privacy dei dipendenti del Garante della Privacy. La sua fonte ha preferito violare il Codice etico del Garante e il vincolo di segretezza dell'ufficio che rappresentano, contando su una impunità che ieri si è manifestata.
A pensar male si fa sempre peccato: il Giornale aveva scritto che dopo il blitz di Ranucci all'Anm per difendere le ragioni del "No" al referendum sulla riforma della giustizia, nessuna toga si avrebbe più potuto decidere serenamente su Ranucci. Figurarsi un magistrato della corrente più ideologica come Cascini - leader di Area, già all'Anm e sfiorato dal fango del caso di Luca Palamara - un pm che pubblicamente sostiene le stesse ragioni di Ranucci, molto amico di Milena Gabanelli e di casa a Report come ricordano tanti ex giornalisti della trasmissione d'inchiesta. Sta di fatto che, assieme alla collega Giulia Guccione, Cascini si è convinto che i segugi di Report non potevano sapere che la conversazione tra Sangiuliano e la consorte fosse stata registrata in una residenza privata, la loro casa nel Reatino. Certi dettagli importanti sfuggono anche ai giornalisti più bravi, che così si salvano dall'indagine.
Cascini era il braccio destro di Palamara all'Anm ma non si è mai accorto delle lottizzazioni di cui è stato accusato il magistrato, cacciato dall'ordine giudiziario. Eppure i due erano così amici che una volta, nell'ottobre 2018, Cascini gli scrisse per elemosinare un biglietto gratis all'Olimpico per il figlio romanista. Uno scivolone che gli è costato, una volta tornato a Roma, una censura dai probiviri dell'Anm.
Ma il pm romano è finito pure sulla vicenda che ha portato alla condanna definitiva di Piercamillo Davigo per le rivelazioni a lui fatte dal pm milanese Paolo Storari, legate alla presunta Loggia Ungheria. L'ex Mani Pulite chiese consigli al procuratore aggiunto Cascini, che a Roma si era occupato del superteste farlocco nell'indagine sulle sentenze "aggiustate" al Consiglio di Stato. Anziché denunciare Davigo per le soffiate e segnalarle all'autorità giudiziaria, Cascini gli disse che secondo lui Amara aveva ragione. Aveva torto, ma tant'è. Tutto in cavalleria.
A conferma del clima benevolo su Ranucci da parte della magistratura più schierata sul "No" non poteva mancare la benedizione dell'oracolo antimafia Nicola Gratteri, un po' in ombra dopo le gaffe televisive sulle finte interviste a Giovanni Falcone sulla separazione delle carriere. Ieri il coraggioso pm antimafia ha visitato la redazione di Report accolto come un eroe - come è giusto che sia - alla faccia della terzietà che chi fa questo mestiere dovrebbe mantenere con il potere, che sia esecutivo o giudiziario. "Basta attacchi a un grande magistrato e a un grande uomo come Gratteri, gli è stata inoltrata da altri per generosità, non per ingannare ma per informare", aveva detto Ranucci a difesa del pm calabrese, che ieri lo ha così ringraziato.
Intanto si allarga alla camorra e al traffico di armi la pista dei mandanti dell'attentato a casa Ranucci a Pomezia del 16 ottobre. Prima di Carlo Villani a occuparsi delle minacce ricevute dal conduttore di Report era Francesco Cascini, già coraggioso magistrato anti 'ndrangheta e fratello minore di Giuseppe.
Che nel 2017 scriveva a Palamara per autopromuovere la propria nomina a sostituto procuratore (cosa che gli riuscì) e favorire proprio Cascini jr. "Ora in terza Commissione a difendere tuo fratello", poi il messaggio "Francesco ok". "Grazie Luca", la risposta di Giuseppe Cascini. Più che i pm naturali, per Ranucci i Cascini sembrano pm... familiari.FMan