Il razzismo della sinistra. "Repubblica" come Landini: gli onesti contro i disonesti

Il quotidiano ha dipinto come intrallazzatori due esponenti del Pd sardo nemici dell'amico Soru. Adesso per Mauro e Statera arriva la condanna

Il razzismo della sinistra. "Repubblica" come Landini: gli onesti contro i disonesti

A sinistra gli onesti. La brava gente. Dall'altra parte i delinquenti e i compagni che sbagliano. È il solito dogma dei predicatori della superiorità morale. Un giudice lo ha portato alla sbarra e condannato il vizio di attribuire patenti di onestà (e disonestà). Maurizio Landini se l'è cavata pentendosi come da rito subito dopo aver ceduto al vizio: gli onesti non stanno con Renzi. Perché gli onesti, per i guru della sinistra sinistra, quella vera, che non ammette imitazioni e che divide l'umanità in modo manicheo, stanno solo dalla parte di chi può sfoggiare un eskimo, un casco ammaccato dalle cariche della polizia o almeno una copia ingiallita del Capitale. A Repubblica , il faro dei puristi 2.0, il tempo per un ripensamento non è stato concesso: l'altro giorno il Tribunale di Roma ha punito in primo grado con una multa e l'obbligo al risarcimento dei danni il direttore Ezio Mauro ed il giornalista Alberto Statera. Diffamazione aggravata, il capo d'imputazione d'una storia sottratta all'oblio dalla giornalista Alessandra Carta, sul sito sardiniapost.it.

Orologio indietro. È il 22 gennaio del 2009: su Repubblica Statera firma un duro articolo. Il titolo dice tutto: «In Sardegna Soru sfida i castosauri, per liberare il Pd dalle lobby del cemento». Nel mirino, gli avversari della presunta glasnost targata Renato Soru: «Nella banca di Cagliari la famiglia clinicara di destra dei Randazzo è socia con le cooperative rosse che non perdono nessun business sanitario o immobiliare regionale, auspici i democratici Silvio Cherchi e Antonio Sardu». Chi sono i due? Cherchi, scomparso qualche tempo fa, all'epoca è consigliere regionale del Pd: accesi i riflettori sull'appalto milionario per la pubblicità della Regione riesce a ottenere l'annullamento e la revoca della gara. Sardu, invece, è un dirigente della Lega delle cooperative e socio di un'azienda che realizzò alle porte di Cagliari un outlet, La Corte del sole. D'improvviso, quel giorno del 2009, entrambi si ritrovano a far parte dei castosauri. E poco importa se i dubbi di Cherchi sulle procedure seguite per l'appalto della pubblicità vengano confermati da Tar e Consiglio di Stato, o che la Regione esca sconfitta dalle sfide giudiziarie ingaggiate per stoppare l'apertura della Corte del sole: per tutti sono dei lobbisti. Schiena dritta e spalle forti, i due sporgono querela. Nel 2010 la Procura di Roma chiede l'archiviazione, ma i legali della coppia, gli avvocati Massimiliano Marcialis, Carla Valentino e Luciano De Luca, propongono opposizione. È il passaggio cruciale.

«L'articolo – scrivono i tre penalisti nelle memorie – ha comunicato, già dal titolo, l'idea di una divisione della classe politica sarda e di sinistra in due caste: quella degli onesti, capeggiata da Soru, che sfida i castosauri; quella dei disonesti, che farebbe capo ai massoni, ai clinicari e ai mattonari». Due anni più tardi il Gip Carlo Figliolia dà loro ragione e rinvia a giudizio gli imputati: «Va ritenuto fondato quanto posto in rilievo in sede di opposizione alla richiesta di archiviazione».

Il resto è cronaca: per il

Tribunale di Roma la rappresentazione del mondo in buoni e cattivi fu diffamatoria. Magari in Appello o in Cassazione il finale sarà riscritto, ma una speranza c'è: si può essere onesti anche senza la patente di Repubblica .

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