La reazione scomposta della Raggi accerchiata: ora piovono querele

Caso Atac, il sindaco: "Renzi ci diffama". E avverte i suoi: "Chi polemizza è fuori"

La reazione scomposta della Raggi accerchiata: ora piovono querele

Roma - Finiscono a colpi di carte bollate le polemiche sull'Atac, l'azienda romana trasporti nella bufera. Da un lato la sindaca Virginia Raggi, che ha annunciato querela contro Renzi per le sue affermazioni sulle richieste grilline di raccomandazioni. Dall'altro il presidente della commissione Trasporti Enrico Stefàno, che a detta della Raggi avrebbe querelato l'ormai ex dg Bruno Rota proprio per averlo accusato di aver chiesto favoritismi per amici M5s.

Insomma, una bella grana, l'ennesima per la sindaca pentastellata che adesso si trova impegnata su un doppio fronte: l'Atac appunto, e l'Acea (la società che gestisce le risorse idriche e non solo della Capitale). La Raggi sull'Atac non vuol perdere tempo. E già nelle prossime ore potrebbe scegliere il nuovo dg, dopo le dimissioni di Rota. Diversi i nomi in lizza: Giancarlo Schiasano (ex direttore operativo di Alitalia), Carlo Pino ed Alberto Ramaglia entrambi provenienti dall'azienda di trasporti napoletana Anm. La decisione potrebbe arrivare già domani. E intanto la Raggi accusa l'ex premier: «Il segretario del Pd ci diffama. Renzi sarà querelato e dovrà rispondere delle sue parole». La sindaca avverte anche i suoi che la criticano: «Chi preferisce polemizzare si mette da solo fuori dalla squadra».

Ma su Atac c'è pure un'altra tegola: c'è infatti il rischio che, già ad agosto, non vengano pagati gli stipendi dei dipendenti Atac. Un problema serio per la Raggi, che nell'azienda dei trasporti vanta un consistente bacino elettorale. E, se questo non bastasse, la polemica tra Enrico Stefàno (presidente della commissione trasporti) e Bruno Rota, ha scoperchiato un vaso di Pandora legato alle richieste che Stefàno (e a detta di Rota non solo lui) avrebbe avanzato all'ormai ex dg per favorire alcune persone a lui «care».

Ma una soluzione, a dire il vero già individuata da Rota, ci sarebbe: chiedere il concordato preventivo in continuità aziendale. In parole povere lasciare che il Tribunale nomini un commissario per la gestione. Operazione che però prevede la presentazione di un piano drastico: dalla vendita del patrimonio immobiliare (in totale circa 90 milioni di euro) all'abbattimento della soglia di assenteismo (oggi il 12%, cioè il doppio di quella di Milano). Possibile però che l'incubo esuberi diventi realtà. E allora la domanda che in questi giorni circola nello staff della Raggi è: «Come fare a non far fallire Atac ma allo stesso tempo accontentare i dipendenti/elettori?».

Mentre in Capidoglio si cercano soluzioni, in Procura i pm hanno nel mirino la questione appalti tra il 2011 ed oggi. Spese considerate «anomale» che non hanno fatto altro che aggravare un bilancio in discesa libera. Se la situazione non fosse sufficientemente ingarbugliata allora basta nominare Acea Ato 2 per sprofondare nella depressione più totale. Anche la holding (della quale il Comune detiene il 51%) non fa dormire sonni tranquilli al Sindaco cinque stelle. Soprattutto dopo l'apertura del fascicolo per inquinamento ambientale colposo e relativo avviso di garanzia per il presidente di Acea Ato2, Paolo Saccani, nominato dalla stessa Raggi per guidare il settore idrico. La procura di Civitavecchia, nella veste del procuratore capo Andrea Vardaro e del sostituto Delio Spagnolo, nel decreto di perquisizione che ha portato i carabinieri del Noe negli uffici di Acea in piazzale Ostiense, sottolineava che «la società è indagata con l'ipotesi di aver cagionato abusivamente il deterioramento dell'ecosistema del lago di Bracciano dal gennaio 2017 con condotta perdurante all'attualità».

Intanto è stato scongiurato il

razionamento ma il problema di fondo resta. Come restano, anzi aumentano, le grane da risolvere per il sindaco Raggi che, salvo miracolosi acquazzoni d'agosto, dovrà sperare che a settembre inizino precipitazioni torrenziali.

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