Politica

Reddito grillino, il flop dei progetti sociali

Nella Capitale, con 60mila capofamiglia a percepire il sussidio, solo 117 persone partecipano ai progetti di Municipi e Comune

Reddito grillino, il flop dei progetti sociali

Il reddito di cittadinanza grillino continua a collezionare flop. Adesso è la volta dei progetti utili alla collettività proposti dalle amministrazioni locali, che ancora non decollano.

Il Messaggero, a tal proposito, riporta quanto sta accadendo a Roma, dove su 60mila capofamiglia che hanno diritto al beneficio, solo 117 persone si sono messe a disposizione di Municipi e Comune. Ossia, uno scoraggiante 0,19%.

Nei lavori utili alla società proposti dall'amministrazione romana, rientrano il giardiniere, il bibliotecario, l'addetto alle piccole manutezioni o all'attraversamento della strada di bambini ed anziani, ma per adesso l'adesione resta scarsa. A sottolinearlo è la stessa Cgil, che spiega come da inizio progetto siano stati inseriti sulla piattaforma Gepi del ministero del Lavoro "soltanto 71 progetti e di questi 19 sono attivi, 2 sono disponibili, 20 non sono mai partiti, 30 sono terminati". Non solo. Fra i percettori del reddito di cittadinanza, soltanto "in 336 hanno preso parte a un Puc: 117 sono in attività e 219 hanno terminato il progetto".

Numeri disastrosi, che confermano le importanti lacune della creatura del Movimento 5Stelle. In questo scenario di fallimento, rimbalzano anche le colpe.

Secondo Natale Di Cola, segretario della Cgil del Lazio, parte della responsabilità di questo flop va attribuita alla precedente giunta del Comune di Roma, che non ha messo a disposizione fondi sufficienti per far partire i progetti. "Consideriamo il reddito una forma di sostegno, ma non uno strumento per inserire nel mondo del lavoro i più bisognosi", spiega al Messaggero Di Cola. "Servono delle modifiche a livello nazionale e in quest'ottica sarebbe meglio se il Comune si trasformasse in datore di ultima istanza: utilizzando l'incentivo di natura economica, potrebbe, da un lato, collocarli in veri progetti di utilità collettiva, ma non come adesso di 8 ore, dall'altro stimolare, privati e no profit su altri progetti", aggiunge.

Eppure, per ottenere il sussidio grillino, i percettori, se non in età pensionabile o disabili, sono chiamati a firmare il cosiddetto patto per il lavoro, che li impegna a garantire almeno 8 ore al mese da impiegare in lavori socialmente utili. Soltanto a Roma si parla di 18mila persone, e nessuno, fino ad oggi, è stato convocato.

"I Puc (Progetti Utili alla collettività) sono stati un fallimento anche perché ogni Municipio ha solo un dipendente per gestire questi piani", dichiara Daniele Torquati, presidente del XV Municipio. "Noi vogliamo utilizzare lo strumento e con gli assessori Marcello Ribera e Agnese Rollo stiamo sottoscrivendo un protocollo tra i servizi sociali e l'Ama per utilizzare 50 percettori del reddito come agenti accertatori". Nuovi progetti saranno rilanciati, ma per adesso non si nutrono grandi aspettative.

Secondo il collega Mauro Caliste, del V Municipio, anche la scarsità di personale non consente di avviare i programmi.

Commenti